L' ATTACCO A GAZA.   GENNAIO 2006 - GENNAIO 2009  

PARTE 1a :  DAL RITIRO ISRAELIANO DEL 2005 ALLO SCONTRO HAMAS - FATAH 

La strategia israeliana del ritiro unilaterale


La striscia di Gaza, caratterizzata da  un' altissima densità di popolazione araba e con scarse risorse idriche, non è mai stata  una regione realmente appetibile per  gli insediamenti ebraici. Il governo Sharon, quindi, decise e mise in atto tra il 2004 ed il 2005 un piano unilaterale di ritiro sia dagli insediamenti che dal controllo militare ed amministrativo della striscia di Gaza. Il piano fu completato nel settembre 2005. Gli israeliani, comunque, si riservarono il controllo dello spazio aereo sopra la striscia, nonchè della costa. Inoltre mantenevano il controllo dell' ingresso e dell' uscita delle merci ivi compresi carburante ed energia elettrica.  Il piano unilaterale inoltre prevedeva che le regole doganali precedenti il ritiro israeliano dovessero restare in vigore.  

Canzone per Gaza

Canzone per Gaza - Song for Gaza
(We Will Not Go Down - Michael Heart )


Tali regole doganali prevedevano che  le importazioni da Israele a Gaza non fossero sottoposte a  tassazione, al contrario le esportazioni da Gaza verso Israele invece erano tassate. Anche i  prodotti stranieri che entravano a Gaza attraversando  Israele dovevano essere sottoposti a dazi doganali da parte dello stato israeliano. Israele inoltre, avendo il controllo dei confini, decideva anche sul flusso dei cittadini di Gaza in entrata ed uscita dalla striscia, nonchè dell' ingresso di stranieri. La moneta israeliana continuava ad essere utilizzata.  Anche la frontiera di  Rafah tra Egitto e Gaza era monitorata dall' esercito israeliano attraverso telecamere di sorveglianza. Documenti ufficiali come passaporti, carte d' identità ed altri dovevano essere approvati dall' esercito israeliano (1)

Dal punto di vista dell' Autorità Palestinese il piano israeliano di disimpegno da Gaza costituiva quasi uno schiaffo: esso era un atto unilaterale quindi senza accordo o partecipazione dell' A.P., non vi erano accordi sottoscritti, non riconoscimenti bilaterale di confini, modalità, giurisdizioni. L' ostilità palestinese nei confronti del piano, dapprima in sordina,  crebbe poi esponenzialmente quando in un' intervista dell' agosto 2004 al quotidiano Haaretz (2) , evidentemente rivolta sopratutto ad un uso interno,  Dov Weisglass, esponente di spicco dello staff di Sharon, ebbe a chiarire alcune delle motivazioni che erano dietro la mossa israeliana: 


“....Questo è il Il vero significato di ciò che abbiamo fatto (il piano di disimpegno da Gaza - NdT) . Il  significato è quello di congelare il processo diplomatico e, congelandolo, si previene la nascita di uno stato palestinese e la discussione su profughi, sui confini e su Gerusalemme. In effetti  l’intero pacchetto noto come ‘stato palestinese’ con tutto quello che lo concerne, è stato  rimosso dall’agenda  per un periodo di tempo indefinito. E tutto questo con autorizzazione e accordo. Tutto con la benedizione presidenziale e la ratifica di ambedue le camere del Congresso .....
..... C' era all' orizzonte un pacchetto di impegni internazionali che il mondo si aspettava che Israele avrebbe accettato: questo pacchetto è chiamato‘processo politico‘ . Esso includeva passi che noi non accetteremo mai e passi che noi non possiamo accettare in questo momento. Ma noi siamo riusciti a prendere questo pacchetto ed a buttarlo via al di lè delle colline del tempo. Con un' azione appropriata siamo riusciti a rimuovereil capitolo del ‘processo politico‘ dall' agenda. Ed inoltre abbiamo istruito il mondo sul fatto che dall' altra parte del nostro tavolo non c'è nessuno con cui parlare. anzi è come se avessimo avuto un certificato: non c'è nessuna controparte con cui trattare. e quel certificato dice: 1) Non abbiamo una controparte con cui trattare. 2) Fintanto che non c'è una controparte con cui trattare lo status quo dei territori rimane immutato. 3) Questo‘certificato‘  sarà revocato solo quando la Palestina sarà diventata la Finlandia... [dall'  intervista rilasciata al quotidiano israeliano Haaretz - agosto 2004 (2) ]

Proprio a causa del fatto che, ritirandosi da Gaza, gli israeliani si erano comunque arrogati il controllo delle frontiere dello spazio aereo e navale e che quindi l' Autorità Palestinese non aveva il reale controllo del territorio,  osservatori stranieri ed enti internazionali quali l'  International Committee of the Red Cross, Human Rights Watch ed inoltre vari esperti legali  stabilirono che il "ritiro" non aveva fatto cessare lo status di Israele quale effettiva potenza occupante (3): in conseguenza di ciò rimangono tuttora a capo di Israele gli obblighi e le responsabilità che sono  riconosciuti secondo i trattati internazionali alle potenze occupanti. La potenza occupante è infatti tenuta a seguire la Convenzione di Ginevra del 1949 (Quarta convenzione di Ginevra) che riguarda la protezione della popolazione civile.  In particolare l' art. 48 del protocollo addizionale alla Quarta Convenzione di Ginevra recita:  
 "... The Parties to the conflict shall at all times distinguish between the civilian population and combatants and between civilian objects and military objectives and accordingly shall direct their operations only against military objective."

Anche le Nazioni Unite, in tutti i loro documenti, considerano Gaza come territorio ancora occupato, ad esempio  l' Human Right Council dell' ONU (Consiglio per i diritti dell' uomo) nella sua Risoluzione S-6/1 del 24 gennaio 2008 (4) avente per oggetto "Human rights violations emanating from Israeli military attacks and incursions in the Occupied Palestinian Territory, particularly in the occupied Gaza Strip",  scrive:

The Human Rights Council,
     Guided by the principles and objectives of the Charter of the United Nations, the Universal Declaration of Human Rights and the International Covenants on Human Rights, 
       Affirming the applicability of the Fourth Geneva Convention relative to the Protection of Civilian Persons in Time of War, of 12 August 1949, to the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem,
     Recognizing that the Israeli military attacks and incursions in the Occupied Palestinian Territory, particularly the recent ones in the occupied Gaza Strip and the West Bank city of Nablus, constitute grave violations of the human and humanitarian rights of the Palestinian civilians ....[Risoluzione S-6/1 (4)]

Affermando quindi a chiare lettere l' applicabilità della Quarta Convenzione di Ginevra ai territori palestinesi occupati e continuando a dichiarare "occupata" la striscia di Gaza.

Oltre il parere degli Organismi Internazionali,  anche Mahmoud Abbas, presidente dell' autorità Palestinese, immediatamente dopo il ritiro israeliano del 2005 , affermò, "Lo stato legale delle aree interessate dal ritiro, non è cambiato".

La definizione dello "status" internazionale della striscia di Gaza può sembrare irrilevante rispetto a tutta una serie  di violenze che sopratutto nel corso degli ultimi 2-3 anni la popolazione di Gaza ha dovuto subire, tuttavia è da rilevare che le gravi violazioni ("grave breaches") delle convenzioni di Ginevra rientrano nei crimini di cui si deve occupare la Corte penale internazionale, unitamente ai crimini di genocidio, ai crimini contro l’umanità e a tutti i crimini di guerra, siano essi trattati o meno dalle convenzioni di Ginevra. 


La vittoria elettorale di Hamas alle elezioni del 2006 e l' inizio dell' embargo

Mahmoud Abbas Haniyeh
Mahmoud Abbas (Abu Mazen) leader dell' ala moderata  di Fatah - presidente dell ANP  Ismail Haniyeh leader di Hamas - primo ministro dell' ANP dopo le elezioni del 2006

Nel gennaio 2006 in  Palestina si tennero elezioni, fortemente volute dall' amministrazione americana, e accuratamente monitorate dalle agenzie internazionali: le elezioni  si conclusero con una sorprendente vittoria di Hamas nonostante gli sforzi di USA ed Israele determinati ad appoggiare il partito Fatah ed il presidente dell' Autorità Palestinese Mahmoud Abbas.  Ma cosa è Hamas e cosa ha portato questo partito a vincere le elezioni ? Una descrizione di Hamas e delle ragioni della sua vittoria la si può leggere in un articolo di  William Sieghart su Times on Line del 31 dicembre 2008 (5) dal significativo titolo "Dobbiamo modificare l' immagine distorta che abbiamo di Hamas" :


Chi o cosa è Hamas, il movimento che il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak vorrebbe distruggere come se fosse un virus? Perchè ha vinto le elezioni palestinesi e perché permette che vengano sparati razzi contro Israele? La storia di Hamas negli ultimi tre anni  rivela come l’incomprensione riguardo a questo  movimento islamico da parte dei governi di Israele, degli Stati Uniti e Regno Unito ci abbia condotto alla situazione brutale e disperata in cui siamo oggi.
La storia comincia circa tre anni fa quando “Cambiamento e Riforma”, il partito politico di Hamas, inaspettatamente vinse  le prime elezioni libere e regolari del mondo arabo, con una piattaforma programmatica  che si prefiggeva la fine della corruzione endemica e il miglioramento dei quasi inesistenti servizi pubblici nella Striscia di Gaza ed in Cisgiordania. Contro un’opposizione divisa questo partito apparentemente religioso si è impresso nella comunità  prevalentemente laica tanto da guadagnare il 42 per cento dei voti.
I Palestinesi non hanno votato per Hamas perchè esso si era dedicato alla distruzione dello stato d' Iaraele o in quanto responsabile per le ondate di attentatori suicidi che avevano ucciso cittadini israeliani, I palestinesi hanno votato per Hamas perchè hanno pensato che Fatah, il partito del governo che hanno bocciato, li ha delusi. Nonostante la rinuncia alla violenza e il riconoscimento dello Stato d’Israele, Fatah non ha realizzato uno Stato palestinese.E' essenziale sapere questo per capire la cosiddetta posizione di rifiuto di Hamas. Che non riconoscerà Israele o rinuncerà al diritto di resistere finchè non sarà sicuro dell'impegno mondiale a raggiungere una soluzione per la questione palestinese....
.....La leadership politica di Hamas è probabilmente la più qualificata nel mondo. Può vantare nelle sue file più di 500 laureati col titolo di dottorato, la maggioranza fatta di professionisti della classe media - dottori, dentisti, scienziati, e ingegneri - . La maggior parte della leadership di Hamas ha studiato nelle nostre università e non ha covato nessun odio ideologico nei confronti dell' Occidente. E' un movimento che è cresciuto a causa del malcontento e che si è adoperato per  denunziare le ingiustizie fatte al suo popolo. Hamas ha ripetutamente proposto un cessate il fuoco di dieci anni per dare agevole spazio a risolvere un conflitto che dura da più di 60 anni.
La risposta di Bush e Blair alla vittoria di Hamas del 2006 è la chiave che ha portato all' orrore di oggi. Invece di accettare il nuovo governo palestinese  uscito da elezioni democratiche, essi hanno finanziato il tentativo di sovvertirlo con la forza; addestrando ed armando gruppi armati del partito Fatah affinchè  rovesciassero militarmente Hamas per  imporre ai Palestinesi un governo nuovo e non eletto da loro. Per di più, 45 membri del Parlamento di Hamas sono ancora detenuti nelle prigioni israeliane.... [William Sieghart - (5)

Hamas dunque vinse le elezioni guadagnando la maggioranza relativa con il  42.9% dei voti ed ottenendo la maggioranza assoluta in termini di seggi (74 su un totale di  132).  Quando  Hamas assunse il potere il mese successivo,  Tel Aviv, America ed EU si rifiutarono di riconoscere il governo palestinese. Contemporaneamente America, Canada ed EU decisero di annullare gli aiuti economici al governo Palestinese, sebbene una parte degli aiuti venisse comunque rediretta tramite l' ONU (6).  I tagli agli aiuti internazionali portarono alla stagnazione economica di Gaza mentre si inasprivano i contrasti tra Fatah ed Hamas. Nel frattempo anche sul piano del confronto con Israele la situazione andò inasprendosi ed Israele incominciò a limitare od a impedire l' arrivo di merci all' interno di Gaza. Tutte le manovre di taglio degli aiuti e dei fondi, di blocco delle merci e l' inasprimento delle tensioni tra Hamas e Fatah sono evidentemente finalizzate a sovvertire il risultato elettorale di gennaio. Il 16 aprile 2006 appare sull' Observer un  articolo (7) di Conal Urquhart, corrispondente da Gaza Scrive  dali' eloquente  titolo " The end of Western funding and Israel's crossing closure sharpen Palestinian divisions", La fine degli aiuti dell' occidente e la chiusura delle frontiere attuata da Israele inasprisce le divisioni tra i palestinesi. 

L' autore descrive esaurientemente la situazione a Gaza:

...Ma niente entra o esce da Gaza ed ora  anche il danaro per acquistare quello che è rimasto disponibile si sta esaurendo,  portando la terribile situazione del popolo ad una nuova febbrile crisi. Il varco di Karni  è ufficialmente chiuso perchè l' esercito israeliano ha dichiarato uno stato di allerta per la Pasqua ebraica. E comunque il varco è stato raramente aperto quest' anno. L' effetto è una paralisi delle attività commerciali in Gaza ed anche una drammatica scarsità nei viveri di prima necessità. Non che i palestinesi abbiano la possibilità economica di comprare le poche vettovaglie che ci sono: c'è poco denaro disponibile poichè l' unione europea, il Canada e gli Stati Uniti hanno bloccato l' invio di aiuti economici all' autorità Palestinese che da questi aiuti dipende e che conseguentemente non può pagare stipendi ai suoi dipendenti.....
.....Per aggiungere altra miseria, per rappresaglia ai lanci degli artigianali razzi Qassam contro Israele, l' esercito israeliano   ha bombardato il nord della striscia con migliaia di colpi d' artiglieria. Gli abitanti di Gaza temono che le pressioni esterne portino disordine interno in cui la situazione venga usata come un' arma contro Hamas dai supporter di Fatah che non hanno accettato la sconfitta alle elezioni di gennaio 2006.....
..... Alle radici dei problemi di Gaza c' è la determinazione di Israele di forzare Hamas a riconoscere lo stato di Israele e rinunciare alla violenza. Israele è fiancheggiato in questo sforzo da Inghilterra, Unione Europea e Stati Uniti. I militanti di Hamas sono d' accordo per un cessate il fuoco, ma sono determinati a negare il riconoscimento di Israele fintanto che questi non si ritiri dai territori occupati.
La politica israeliana è stata così riassunta, qualche tempo fa,  da Dov Weisglass, capo dello staff del primo ministro israeliano Olmert: "l' idea è di mettere i Palestinesi a dieta, ma di non farli morire per fame" : si suppone che gli spasimi della fame spingano i Palestinesi a forzare Hamas a cambiare il suo atteggiamento verso Israele o comunque spingano Hamas  fuori dal governo.
Ma non è certo che la realtà palestinese si conformi alle teorie israeliane. [Conal Urquhart - (7)

Noam Chomsky, professore di linguistica e psicologia al M.I.T., di origini ebraiche,  autore di molti libri sulla politica internazionale principalmente riguardanti Stati Uniti ed Israele, offre in vari articoli ed interviste un' analisi molto critica della politica statunitense di appoggio senza condizioni ad Israele e del tentativo di sovvertire l' esito delle elezioni del 2006:

....Semplificando la situazione a cui oggi siamo giunti (ma ci sarebbe molto da approfondire) comincia con la vittoria di Hamas alle elezioni lo scorso gennaio (2006 NdT). Israele e gli Stati Uniti all' unisono annunciarono che avrebbero punito il popolo palestinese per aver votato in maniera sbagliata alle elezioni. E la punizione è stata severa. Allo stesso tempo avviene in parte in Gaza, e in una maniera più nascosta, ma anche più estrema in Cisgiordania, dove Olmert ha annunziato il suo programma di annessione che è eufemisticamente chiamato "convergence" e spesso è da noi descritto come un ritiro, ma di fatto è una formalizzazione del programma di annessione delle terre più pregiate, della maggior parte delle risorse, incluse le risorse idriche, della dissezione e recinzione della Cisgiordania visto che Olmert ha anche annunciato che Israele si sarebbe preso la Valle del Giordano. Ecco, quel progetto va avanti senza episodi estremi di violenza e senza che se ne parli molto....
.....Gli Stati Uniti considerano Israele una loro propaggine militarizzata, lo proteggono da critiche e reazioni e appoggiano passivamente e nei fatti apertamente la sua espansione, i suoi attacchi contro i palestinesi, la sua progressiva acquisizione di ciò che rimane del territorio palestinese, e le sue azioni tese a realizzare un commento che Moshe Dayan fece all'inizio degli anni Settanta quando era responsabile dei Territori Occupati. Disse ai suoi colleghi ministri che avrebbero dovuto dire ai palestinesi che per loro non c'era una soluzione, che avrebbero vissuto come cani, e che chi voleva andarsene era libero di farlo. La  politica israeliana è fondamentalmente quella. E presumo che gli Stati Uniti continueranno ad assecondarla in un modo o nell'altro.... [Democracy now - intervista a Noam Chomsky  - (8) ]

La punizione data ai palestinesi per il crimine di aver votato  per il partito sbagliato fu severa. Con l' appoggio USA Israele aumentò le sue violenze contro Gaza, trattenendo i fondi che era legalmente obbligata a trasmettere all' Autorità Palestinese, rafforzando il suo assedio ed anche tagliando il flusso dell' acqua in ingresso nell' arida striscia di Gaza.
Gli Stati Uniti ed Israele si assicurarono che Hamas non avesse la possibilità di governare. Essi rifiutarono le richieste di Hamas per un cessate il fuoco a lungo termine che permettesse il negoziato per una soluzione a-due-stati, secondo le linee indicate dagli accordi internazionali che Israele e Stati Uniti hanno osteggiato  per più di 30 anni, in un virtuale isolamento dal  quale si sono allontanati solo in rare e temporanee occasioni. Nel frattempo Israele ha  incrementato il suo programma di annessione, dismembramento e inprigionamento di territori palestinesi che si andavano man mano riducendo in Cisgiordania, sempre appoggiati dagli USA, tranne occasionali e minori rimostranze, accompagnate  da complici strizzamenti d' occhio e  munifici appoggi finanziari.
I poteri in essere hanno una procedura operativa standard per sovvertire governi indesiderati: armare i militari per preparare un colpo di stato. Israele ed il suo alleato USA armarono ed addestrarono Fatah perchè questi  facesse suo con la forza ciò che aveva perduto nelle urne elettorali. Gli Stati Uniti anche incoraggiarono Abbas ad avocare poteri nelle sue mani, comportamento appropriato agli occhi dell' amministrazione Bush, per una dittatura presidenziale ..... [ Articolo di Noam Chomsky su ICH - (9) ]

......Appena dopo la guerra del 1967 il Consiglio di Sicurezza approvò delle risoluzioni molto forti, che condannavano le azioni di Israele per espandersi e prendere il controllo di Gerusalemme. Israele semplicemente le ignorò. Perché gli Stati Uniti accarezzano la loro testa e dicono "andate avanti per la vostra strada e violate le risoluzioni dell'ONU". C'è un'intera serie di risoluzioni da allora fino ad oggi che condannano gli insediamenti che, come Israele e tutti sanno, violano le convenzioni di Ginevra. Gli Stati Uniti o pongono il veto alle risoluzioni o qualche volta le votano pure, ma ammiccando dicono "andate comunque avanti, e noi pagheremo e vi daremo il supporto militare necessario". E' il solito schema. Durante gli anni di Oslo, per esempio, la costruzione di insediamenti aumentò costantemente, violando gli obiettivi stessi degli accordi di Oslo. Ed infatti l'anno di massima espansione degli insediamenti fu l'ultimo anno di Clinton, il 2000. E continuò anche dopo. Apertamente ed esplicitamente..... [Sameer Dossani intervista Noam Chomsky - (10)]

Nel gennaio 2009, subito dopo il sanguinoso attacco israeliano contro Gaza del dicembre-gennaio, l' israeliano Avi Shlaim,  docente di Relazioni internazionali all’Università di Oxford, scrisse sul Guardian un articolo a proposito dell' embargo israeliano ed americano contro Gaza e, più in generale, dell' atteggiamento non solo di Israele, ma anche degli USA e della UE, nei confronti di Hamas e dei Palestinesi:

Israle si compiace di rappresentarsi come un’isola di democrazia in un mare di autoritarismo. Eppure Israele non ha mai fatto niente nella sua storia per promuovere la democrazia nei territori arabi, anzi a fatto molto per indebolirla. Israele collabora segretamente da lungo tempo con i regimi reazionari arabi per sopprimere il nazionalismo palestinese. Malgrado tutti questi ostacoli, il popolo palestinese riuscì a costruire la sola autentica democrazia del mondo arabo, con l’eccezione, forse, del Libano. Nel gennaio del 2006, libere e corrette elezioni per il Consiglio legislativo dell’Autorità palestinese portarono al potere un governo guidato da Hamas. Israele, però, rifiutò di riconoscere il governo democraticamente eletto, sostenendo che Hamas non è nient’altro che un’organizzazione terroristica.

Gli Stati uniti e l’Unione europea si unirono a Israele nell’emarginare e demonizzare il governo di Hamas e nel cercare di farlo crollare negando le entrate erariali e gli aiuti umanitari. Si creò così una situazione surreale: una parte significativa della comunità internazionale impose sanzioni economiche non contro l’occupante ma contro l’occupato, non contro l’oppressore ma contro l’oppresso.

Come spesso è accaduto nella tragica storia della Palestina, le vittime furono incolpate delle loro stesse disgrazie. La macchina propagandistica di Israele ha diffuso con insistenza l’idea che i Palestinesi siano terroristi, che rifiutino la coesistenza con lo stato ebraico, che il loro nazionalismo non sia nient’altro che antisemitismo, che Hamas sia soltanto un branco di fanatici religiosi e che l’Islam sia incompatibile con la democrazia. Ma la verità è che i Palestinesi sono un popolo normale con aspirazioni normali. Non sono migliori né peggiori di altri popoli. Ciò a cui aspirano è soprattutto un pezzo di terra per sé su cui vivere dignitosamente e liberamente.[Avi Shlaim - The Guardian (48)]

power plant 2006 attack

Tra le azioni messe in atto da Israele per indebolire il governo di Hamas attraverso l' inasprimento delle condizioni di vita della popolazione civile nella striscia di Gaza vi è il bombardamento dell' unica centrale elettrica nella Striscia di Gaza, avvenuto il 28 giugno 2006 che privò Gaza dell' unica fonte domestica di elettricità.  Sei missili furono lanciati sui sei trasformatori della centrale; poichè due dei missili avevano mancato il loro bersaglio, dopo pochi minuti furono lanciati altri due missili che distrussero i trasformatori momentaneamente sopravvissuti.  Da quel giorno tutte le attività di Gaza furono pesantemente condizionate dalla scarsità di elettricità che doveva essere fatta giungere  tutta dall' esterno e quindi alla mercè del controllo israeliano delle frontiere.


La situazione umanitaria in Gaza era (ed è ) costantemente monitorata da un ufficio speciale dell' ONU, l' United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs occupied Palestinian territory   di cui è interessante leggere  uno dei rapporti dell' estate 2006:

The humanitarian situation continues to deteriorate in the Gaza Strip due to shortages of electricity and water, caused by the 28 June bombing by the Israel Air Force (IAF) of the Gazan power plant, and the continued sporadic opening of only some of Gaza’s crossing points. Electricity supply to households and institutions remains severely depleted. Gazans are receiving on average 6 – 8 hours of electricity per day and for most families living in urban areas 2 – 3 hours of water per day.
Palestinian Authority national and municipal services which have been financially struggling since the withholding of VAT transfers by the Government of Israel and the cutting of assistance by western donors, are unable to provide essential services to the population. Gaza’s high poverty (79% of households are living under the poverty line1) and unemployment (40%2) levels have sharply limited households’ ability to buy supplies, fuel and water.
Almost half the population in the Gaza Strip are children, who are living in an environment of violence, fear and insecurity. Since 28 June, 71 Palestinians have been killed and 197 injured during Israel Defense Forces (IDF) incursions and artillery shelling, IAF air strikes or in disputed circumstances. In the same period one IDF was killed and 4 others injured. Since 28 June, Palestinians have fired 127 homemade rockets towards Israel and the IAF have conducted over 120 air strikes. IDF artillery shelling continues along the north and eastern borders of the Gaza Strip with Israel....
Key developments in the last six days3:
• An increasing number of children have been killed in recent days including seven children from one family this morning, Wednesday, aged 4, 7, 9, 12, 13, 15 and 16 years. Their mother and their father were also killed in the same IAF air strike on their home in Sheikh Radwan area of Gaza City... [ UN OCHA - Gaza Strip Report 12/07/2006 (11) ]


Beit Hanoun e la reazione dell' ONU

Il  giorno 8  novembre  2006 alcuni colpi di artiglieria sparati idall' esercito israeliano colpirono una fila di case nella cittadina di Beit Hanoun nella striscia di Gaza uccidendo 19 Palestinesi e ferendone oltre 40. molti dei morti appartenevano ad una stessa famiglia. Israele si scusò attribuendo l' incidente al malfunzionamento degli apparati di puntamento ed affermando che il reale  obiettivo dei tiri d' artiglieria sarebbe stato in realtà  dei militanti che avevano  lanciato  missili Qassam 

Beit Hanoun

La strage di Beit Hanoun ebbe subito vasta eco e fu trattata in una Sessione speciale dell' Human Right Council dell' ONU che si concluse con una severa condanna di Israele per questo episodio e per gli altri episodi aventi come bersaglio i civili palestinesi. (vedi la risoluzione nel riquadro)

Si riporta il testo della Risoluzione  S-3/1 (Sessione Speciale dell' HRC).  avente per oggetto "Human rights violations emanating from Israeli military incursions in the Occupied Palestinian Territory, including the recent one in northern Gaza and the assault on Beit Hanoun"

The Human Rights Council,

- Affirming the applicability of the Fourth Geneva Convention relative to the Protection of Civilian Persons in Time of War, of 12 August 1949, to the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem,

- Gravely concerned at the continued violation by the occupying Power, Israel, of the human rights of the Palestinian people in the Occupied Palestinian Territory,

- Recognizing that the Israeli military incursions in the Occupied Palestinian Territory, including the recent incursion in northern Gaza and the assault on Beit Hanoun, constitute a collective punishment of the civilians therein and exacerbate the severe humanitarian crisis in the Occupied Palestinian Territory,

- Taking note of the sense of shock expressed by the Secretary-General on the Israeli military operations carried out in Beit Hanoun on 8 November 2006,

- Emphasizing that the Israeli wilful killing of Palestinian civilians, including women and children, constitutes a gross violation of human rights law and international humanitarian law,

- Affirming that, under international humanitarian law, the medical personnel and means of transport of the Palestine Red Crescent Society must be protected and respected in all circumstances,

1. Expresses its shock at the horror of Israeli killing of Palestinian civilians in Beit Hanoun while asleep and other civilians fleeing earlier Israeli bombardment;

2. Condemns the Israeli killing of Palestinian civilians, including women and children, as well as of medics in Beit Hanoun and other Palestinian towns and villages, and calls for bringing the perpetrators thereof to justice;

3. Denounces the Israeli massive destruction of Palestinian homes, property and infrastructure in Beit Hanoun;

4. Expresses its alarm at the gross and systematic violations of human rights of the Palestinian people in the Occupied Palestinian Territory by the occupying Power, Israel, and calls for urgent international action to put an immediate end to these violations, including those emanating from the series of incessant and repeated Israeli military incursions therein;

5. Calls for immediate protection of the Palestinian civilians in the Occupied Palestinian Territory in compliance with human rights law and international humanitarian law;

6. Urges all concerned parties to respect the rules of international humanitarian law, to refrain from violence against the civilian population and to treat under all circumstances all detained combatants and civilians in accordance with the Geneva Conventions of 12 August 1949;

7. Decides to dispatch urgently a high-level fact-finding mission, to be appointed by the President of the Human Rights Council, to travel to Beit Hanoun to, inter alia: (a) assess the situation of victims; (b) address the needs of survivors; and
(c) make recommendations on ways and means to protect Palestinian civilians against any further Israeli assaults;

8. Requests the Secretary-General and the United Nations High Commissioner for Human Rights to provide all administrative, technical and logistical assistance required to enable the fact-finding mission to fulfil its mandate promptly and efficiently;

9. Requests the fact-finding mission to report to the Council no later than the middle of December 2006 on progress made towards the fulfilment of its mandate.

2nd meeting
15 November 2006
(link al documento originale)

Il Ministro degli esteri italiano Massimo D' Alema in un' intervista all' Unità si esprime fermamente nei confronti della politica israeliana: 

«C’è chi di fronte a questa tragedia ha parlato di un “errore”. Come un “errore”! Quello che è accaduto a Beit Hanun è il frutto di una politica, è lo sbocco di una scelta. Israele ha reagito alla crisi che si è aperta con il rapimento del caporale Shalit con una offensiva militare che ha prodotto 360 morti e 4000 feriti. Hanno bloccato i Territori, impedendo persino l’afflusso di medicinali. Non metto nel conto le persone che sono morte negli ospedali per mancanze di cure.Hanno distrutto le centrali elettriche, i servizi essenziali. A Beit Hanun sono morti 8 bambini in un colpo solo e questo ha fatto notizia,ma giorno dopo giorno ne sono morti 57, di bambini palestinesi, nella indifferenza pressoché totale dell’opinione pubblica internazionale. Oltretutto, la escalation militare è intervenuta anche ad ostacolare l’avvio di un processo politico nuovo tra i palestinesi, perché è evidente che la violenza chiama altra violenza, esplode la rabbia e si finisce per vanificare gli sforzi del presidente Abu Mazen di fare un governo di unità nazionale per indurre Hamas a riconoscere Israele e a riprendere il negoziato.» [L' Unità 10 novembre 2006]

Le Nazioni Unite inviarono una missione  in Gaza per investigare sulla morte dei 19 palestinesi colpiti dalle granate israeliane a Beit Hanoun. A dirigere la  delegazione fu incaricato il premio Nobel per la pace l' arcivescovo Desmond Tutu (13)  (14). L' arcivescovo presentò i suoi commenti in un Report Conclusivo al' UN Human Right Council [Report of high-level fact-finding mission to Beit Hanoun - (15) ] tenuto quasi due anni dopo gli eventi in quanto per ben 18 mesi Israele aveva rifiutato alla delegazione ONU il visto di ingresso in Gaza.

Nel report e nelle conferenze di presentazione alla stampa, Tutu definì il blocco di Gaza "un abominio" Inoltre espresse la netta condanna per   quello che definì "il silenzio e la complicità" internazionali sul blocco di Gaza: "silence and complicity, especially on the situation in Gaza, shames us all". 

L' arcivescovo, evidentemente riferendosi al fatto che USA e Israele avevano sempre dichiarato di non  voler avere contatti  con Hamas,  rilevò che i conflitti si risolvono parlando con il nemico, non con gli alleati e che i suoi incontri con Ismail Haniya sono stati un' opportunità per dire al leader di Hamas che il lancio di razzi contro Israele è pure una violazione dei diritti umani.  Tutu definì la morte dei 19 palestinesi un "massacro". Nei tre giorni di sopralluoghi Tutu ed il suo team visitarono le località, intervistarono i sopravvissuti ed altre persone in Gaza inclusi appunto il leader di Hamas Ismail Haniyeh. Quando Tutu disse di voler recarsi in Israele per sentire la versione israeliana, non gli fu permesso.  "In the absence of a well-founded explanation from the Israeli military - who is in sole possession of the relevant facts - the mission must conclude that there is a possibility that the shelling of Beit Hanoun constituted a war crime," Tutu scrisse nel suo Report ai 47 membri dell' Human Right Council.(14)  (15)


La resa dei conti tra Fatah ed Hamas

Tra la fine del 2006 e la prima metà del 2007, una serrata serie di avvenimenti portò alla rottura fra Hamas e Fatah al termine della quale il governo di Hamas continuò a controllare la striscia di Gaza dove il partito era più radicato, mentre gli uomini di Fatah assunsero il pieno controllo dei territori in Cisgiordania.

Agli inizi di ottobre  2006  iniziano le proteste degli agenti di sicurezza, controllati Da Fatah, contro gli uomini del governo di Hamas.  Il motivo delle proteste erano gli  stipendi arretrati che ovviamente il governo di Hamas non poteva più pagare da quando i fondi erano stati bloccati da Israele che ne impediva il transito attraverso le frontiere di Gaza. Gli scontri fanno registrare  alcuni morti e decine di feriti. Contestualmente incominciano a diffondersi notizie su un piano segreto USA per far cadere il governo di Hamas (successivamente il primo maggio 2007, su arabicnews.com, apparirà la notizia che il settimanale giordano Al-Majd che stava per pubblicare i dettagli del piano USA per rovesciare Hamas , era stato censurato (16). . L’articolo, che conteneva tutti i documenti e i dettagli di questo piano, fu comunque poi pubblicato sul sito web del settimanale). 

In un recente articolo pubblicato su Asia Times (17) lo storico ed analista di politica estera americana Gareth Porter  descrive particolareggiatamente i piani orditi dall' amministrazione americana per abbattere il governo di Hamas:

.....Hamas aveva ottenuto il 56% dei seggi del parlamento palestinese alle elezioni del gennaio 2006, ed il mese successivo il Consiglio Legislativo palestinese (il parlamento) aveva votato per la creazione di un nuovo governo sotto la guida del primo ministro Ismail Haniyeh. L’amministrazione Bush cominciò subito ad impiegare la propria influenza sul Quartetto (gli USA, l’UE, le Nazioni Unite e la Russia), per cercare di capovolgere i risultati delle elezioni.
Il Quartetto rispose alla vittoria di Hamas chiedendo che il movimento palestinese rinunciasse ad ogni resistenza armata contro Israele, e che deponesse le armi prima di giungere ad una soluzione politica. Si trattava in effetti di una richiesta che avrebbe permesso ad Israele di utilizzare il proprio controllo militare ed economico sulla Cisgiordania e su Gaza per imporre la propria soluzione unilaterale ai palestinesi.
Nel frattempo, l’amministrazione Bush e gli europei tagliarono tutti i finanziamenti diretti al governo palestinese, mentre Israele si rifiutò di consegnare alle autorità palestinesi le imposte e i dazi doganali che lo stato ebraico incassa per conto dei palestinesi in base al Protocollo di Parigi firmato insieme all’OLP nel quadro degli Accordi di Oslo....

....La Rice fu poi inviata a Ramallah agli inizi dell’ottobre 2006 per forzare ulteriormente la mano al presidente palestinese. La Rice chiese ad Abbas di impegnarsi a sciogliere il governo Haniyeh entro due settimane.....

....Vi era tuttavia un ostacolo alla richiesta americana: in base all’articolo 45 della "Legge Fondamentale" dell’Autorità Palestinese, Abbas poteva destituire il primo ministro, ma non poteva nominarne al suo posto uno che non rappresentasse il partito di maggioranza all’interno del Consiglio Legislativo palestinese.
Abbas non riuscì a mantenere la promessa di sciogliere il governo, di conseguenza l’amministrazione Bush gli fece avere una "nota" che chiedeva che a Hamas venisse data "una chiara possibilità di scelta, entro una data precisa" per accettare o rifiutare "un nuovo governo che soddisfi le condizioni poste dal Quartetto". La nota, pubblicata in parte da Vanity Fair lo scorso gennaio, diceva al presidente palestinese che se Hamas avesse rifiutato la richiesta, "lei dovrebbe rendere chiara la sua intenzione di dichiarare uno stato di emergenza e di formare un governo di emergenza che si impegnerà esplicitamente a rispettare questa piattaforma".
La nota chiedeva inoltre che Abbas "rafforzasse la sua squadra" includendo "figure credibili e caratterizzate da una forte reputazione all’interno della comunità internazionale". Era un riferimento al responsabile delle forze paramilitari di Fatah, Muhammad Dahlan, che da lungo tempo era considerato il candidato dell’amministrazione Bush e dei suoi alleati. Nell’aprile del 2003, Yasser Arafat aveva ricevuto pressioni da parte del primo ministro britannico Tony Blair e del presidente egiziano Hosni Mubarak affinché nominasse Dahlan a capo della sicurezza palestinese.
Verso la fine del 2006, la Rice spinse l’Egitto, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ad accettare di fornire segretamente denaro e addestramento militare allo scopo di pianificare un salto di qualità della milizia di Dahlan.
Ma c’era un altro elemento nel piano dell’amministrazione Bush. Esso incoraggiava Dahlan a compiere attacchi contro le infrastrutture politiche e di sicurezza di Hamas a Gaza, che erano ben note per essere molto più forti di quelle della fazione di Fatah guidata da Abbas. In una successiva intervista rilasciata a Vanity Fair, Dahlan ammise di aver condotto una "guerra molto abile" contro Hamas a Gaza per molti mesi.... [Gareth Porter su Asia Times (17) ]

Il 14 dicembre 2006 il primo ministro Haniye (leader di Hamas) viene bloccato dalle forze israeliane al confine tra Gaza ed Egitto e gli viene impedito di entrare in Gaza. Il ministro portava con sè dei fondi che era riuscito ad ottenere dagli stati arabi solidali con il governo Hamas per cercare di alleviare la situazione economica all' interno della striscia che, come visto, era precipitata a causa dei blocchi alle frontiere e della cancellazione degli aiuti americani ed EU. Gli osservatori dell' EUBAM (EU Border Assistance Mission) che monitorano gli accessi, interrompono il loro servizio in attesa che si chiarifichi la situazione tra il seguito del primo ministro e le truppe israeliane.  Dieci ore più tardi Hanye riesce a rientrare in Gaza, ma rinunziando a far entrare con sè gli aiuti economici. Il ministro degli esteri italiano,  D'Alema, commenta la vicenda facendo rilevare che,  chiudendo il valico, Israele di fatto "ha ostacolato la piena attuazione dell'accordo per la liberta' di accesso e di movimento a Gaza". Quindi   spiega, riferendosi al comportamento dell' EUBAM: "Si è evitato il peggio grazie alla saggezza dell'azione delle forze europee, in particolare del generale Pistolesi". (18) - (21)

Tuttavia la vicenda ha un prosieguo ancor più drammatico: elementi delle forze di sicurezza presidenziali, come detto fedeli a Fatah ed al presidente Abu Mazen,  fanno fuoco sull' auto del primo ministro  subito dopo il suo ingresso a Gaza dal valico di Rafah: una guardia del corpo di Haniye viene uccisa, altre due guardie del corpo ed il figlio del primo ministro sono feriti, inoltre altri 15 palestinesi sono feriti negli scontri che ne nascono tra gli Executive Support Force (ESF) cioè, come dice il nome,  le forze controllate dal governo di Hamas e le Presidential Guards fedeli al presidente Abu Mazen. Hamas accusa il dirigente di Fatah  Muhammad Dahlan di essere l' organizzatore dell' attentato ad Haniye.  (18) - (19) - (20)

Il 15 dicembre 2006 scoppiano aspri scontri anche in Cisgiordania tra le forze di sicurezza palestinesi fedeli a Fatah ed i supporter di Hamas. Un ragazzo di 14 anni viene ucciso ed altri 32 feriti durante  un raduno di Hamas a Ramallah. Quattro dei feriti riportano ferite a in quanto  raggiunti da pallottole, gli altri  a seguito dell' intervento delle forze di sicurezza armate di bastoni (18).

Il 16 dicembre 2006 Abu Mazen , appoggiato dal comitato esecutivo dell’OLP, propone le elezioni anticipate sia presidenziali che politiche Abbas e Sharon subito dopo iniziano una serie di dimostrazioni da parte di manifestanti  legati a Fatah  in Ramallah, Nablus, Qalqiliya, Tulkarm, Tubas e Jenin in appoggio all' annuncio del  presidente dell' AP. Diverse persone sono ferite durante le dimostrazioni. Membri della Forza 17 (un' unità di elite fedele al presidente Abu Mazen) e la Guardia Presidenziale stabiliscono dei chekpoints all' ingresso di  Ramallah e attorno la residenza presidenziale (18). La presidenza dell' AP guadagna anche l' appoggio dei militanti delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa un gruppo, sempre vicino a Fatah, ma considerato tra i più attivi nella lotta armata contro Israele. L' appoggio delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa fa pendere decisamente in favore di  Abu Mazen il rapporto di forze con Hamas all' interno della Cisgiordania ed in particolare a Jenin (tuttavia negli anni successivi le Brigate sono sempre state più volte sul punto di riprendere le attività armate contro Israele (30) indipendentemente da  altri organi o gruppi all' interno di Fatah)  


Il  17 Dicembre 2006 si verificano ulteriori scontri che coinvolgono anche il ministro degli esteri del governo di Hamas (ferito mentre viaggia a Gaza) e si registrano anche i rapimenti di alcuni esponenti dell' una e dell' altra parte. Fortunatamente lo stesso giorno viene annunciato un cessate il fuoco tra le due fazioni e tutti gli ostaggi vengono rilasciati. Subito dopo la tregua viene però rotta. Una nuova tregua viene siglata il 20 dicembre.

A questo punto la situazione diventa, se possibile, ancora più complicata ed è necessario fermarsi a fare alcune precisazioni. 

La crisi tra Hamas e Fatah, tra Abu Mazen e Hanye è una crisi che ha molte sfaccettature. La più evidente è quella di una crisi costituzionale all' interno dell' Associazione Nazionale Palestinese: indubbiamente gli strumenti costituzionali che regolano l' ANP prevedono una sorta di sovrapposizione di poteri e di competenze tra la carica di  presidente dell' AP e quella di primo ministro. Ancora una volta c'è da menzionare che questo disordine costituzionale è in gran parte stato generato dalle pressioni americane che, insoddisfatte della politica giudicata non sufficientemente arrendevole di Arafat, fecero pressione perchè venisse nominato un primo ministro e che questi fosse dotato di poteri che gli assicurassero libertà d' azione rispetto alla politica del vecchio leader. Su pressione americana fu nominato Mahmoud Abbas (Abu Mazen) come primo ministro della ANP. I rapporti tra il vecchio leader Arafat presidente della AP e Abu Mazen nella sua carica di primo ministro dell' ANP furono piuttosto tesi tanto che Abu Mazen pochi mesi dopo si dimise dalla carica.

Dopo la misteriosa morte nel novembre del 2004 del vecchio leader, Abu Mazen fu scelto come rappresentante di Fatah per le elezioni alla carica di presidente dell' ANP, la carica che era stata di  Arafat  per ben 10 anni, cioè dal momento stesso in cui fu istituita. Abu Mazen vinse le elezioni presidenziali a gennaio 2005, ma, come sappiamo, giusto un anno dopo e con le regolari elezioni politiche, Hamas guadagnò la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento e, per esplicita legge costituzionale, la carica di  primo ministro dell' autorità palestinese divenne di diritto appannaggio di Hamas.

La convivenza tra le due cariche che era stata già difficile ai tempi di Arafat in cui in fin dei conti i due titolari appartenevano allo stesso partito (Fatah), ora divenne esplosiva.

Ma la crisi  della ANP è anche una crisi di rappresentatività e riporta agli insoluti contrasti amministrativi e politici tra ANP ed OLP come anche all' interno dell' OLP o addirittura all' interno della stessa Fatah. D' altra parte questi vecchi contrasti riesplodono e si rialimentano alla luce dell' impasse all' interno della ANP.

E' necessario fare alcuni richiami.  

Nel 1964 nasce l' O.L.P. il cui obiettivo è appunto la liberazione della Palestina attraverso la lotta armata. Aderiscono all' OLP varie organizzazioni partitiche tra cui le principali sono:

Fatah partito più grande, di orientamento socialista-nazionalista.  Una cellula di militanti con ideali  che si ispiravano al FLN algerino si raccolse intorno ad Arafat, capo dell'Unione degli studenti palestinesi al Cairo.  Arafat, dopo aver studiato ingegneria civile all'Università del Cairo si trasferì in Kuwait dove nel 1959, insieme ad altri esuli, fondò Al-Fatah. Godendo di una maggioranza relativa all' interno dell' OLP, Fatah ha sempre detenuto la maggior parte del potere, grazie anche a motivi storici, organizzativi e finanziari. 
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) secondo partito più grande, di ispirazione radicale e militante comunista. Le origini più lontane del movimento si rifanno al  nasserismo ed al pan-arabismo nazionalista che andò in crisi con la guerra del 1967. Il FPLP in quanto tale nasce  l'11 dicembre 1967 ad Amman, sotto la leadership di George Habash e di Wadi'a Haddad,   grazie alla fusione di tre preesistenti gruppi di fedayn  che già operavano prima della guerra di giugno del 1967. . Il movimento godeva di ampi consensi in Siria, Giordania, Palestina, Iraq e Libano. Negli anni '70 è stato protagonista di numerosi dirottamenti aerei ai danni della linea aerea israeliana El-Al, nonché di un' intensa attività militare contro Israele. 
Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP) terzo posto, comunista nasce nel febbraio1969 da una scissione del Fronte Popolare
Partito del Popolo Palestinese ex-comunista, non militante: rifiuta la lotta armata e crede nella soluzione politico diplomatica del conflitto. Il suo leader è Bashir Barghouti.
Fronte di Liberazione Palestinese (FLP) Minori di sinistra

 

Nel 1993 i rappresentanti dell'OLP negoziarono  segretamente gli Accordi di Oslo con Israele. Gli Accordi furono firmati il 20 agosto 1993. La cerimonia pubblica si tenne a Washington il 13 settembre 1993 con Yasser Arafat e Yitzhak Rabin. Gli Accordi garantivano i diritti palestinesi all'autogoverno della Striscia di Gaza e della Cisgiordania tramite la creazione di un'Autorità Nazionale Palestinese. Yasser Arafat fu eletto capo dell'ANP nonostante l'OLP e l'ANP non fossero formalmente collegate. 
Tuttavia, sia tra i partiti minori all' interno dell' OLP come pure all' interno della stessa Fatah,  vi sono sempre state cokaddoumirrenti che si sono opposte ai negoziati con Israele e che pertanto non riconoscono l' ANP come rappresentante dell' intero popolo palestinese. Una parte di questa vecchia guardia dell' OLP (ed, in parte, di Fatah) è rimasta quindi in esilio principalmente a Tunisi la vecchia sede dell' Organizzazione, ma anche in altri paesi come la Siria e, fino all' invasione americana, in Iraq.  Ma la critica alla politica di Oslo e quindi all' ANP è presente addirittura all' interno della stessa Fatah. Tra gli irriducibili dell' OLP figura  Farouq Qaddoumi (pseudonimo di battaglia Abu Lutof). Qaddoumi fu  uno dei fondatori di Fatah e, alla morte di Arafat,  divenne anche segretario generale di Fatah. Qaddoumi, pur se all' interno di Fatah, è sempre stato scettico sui trattati di Oslo  e critico nei confronti delle politiche della ANP. Per oltre 40 anni Qaddoumi è rimasto in esilio e, per rendere manifesta la sua ostilità ai trattati di Oslo e alle politiche dell ANP, non ha voluto ritornare in Palestina.  Celebre è la sua frase (sicuramente non lontana dal vero) : " I trattati di Oslo sono morti quando è morto Rabin"
Fino alle elezioni di gennaio 2006 la politica dell' ANP (già dai tempi di Arafat ed ancora di più con Abu Mazen) era stata quella di esautorare e limitare le funzioni e l' autorità dell' OLP (funzioni riconosciute sopratutto in ambito internazionale in quanto l' OLP è internazionalmente l' organismo che rappresenta i palestinesi) a favore dell' ANP. Con la vittoria di Hamas e la formazione del governo Haniyeh,  Abu Mazen capovolse questa linea di condotta cercando di ridare valenza alle gerarchie OLP al fine di  limitare i poteri del governo di Hamas: così ad esempio nel luglio del 2006 Abu Mazen, dichiarando che il governo Haniyeh non ha l' autorità di rappresentare all' estero i palestinesi, nomina ministro degli esteri appunto  Farouk al-Qaddoumi (22)  (carica questa di "ministro degli esteri palestinese" che in verità al Qaddoumi avrebbe già in quanto capo dell' Ufficio politico dell' OLP).

Tuttavia la dirigenza OLP ha, come precedentemente accennato, una sua linea politica spesso ben diversa da quella adottata dal gruppo moderato alla guida di Fatah. Già nel dicembre 2006 alla notizia che Abu Mazen intendeva indire  elezioni anticipate con l' evidente intento di provare a sovvertire il risultato di gennaio (la vittoria di Hamas), varie organizzazioni all' interno dell' OLP fanno causa comune con Hamas (che, ricordiamo, non è nell' OLP) per rigettare l' ipotesi di elezioni anticipate:  in un comunicato congiunto Hamas, Jihad Islamica,  Fronte popolare per la la liberazione della Palestina (Fplp) e Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP) prendono posizione contro il presidente dell' ANP che è invece spalleggiato aspertamente da USA e Gran Bretagna ed anche da Israele. La dichiarazione viene letta in una conferenza stampa congiunta a Damasco dal leader di Hamas, Khaled Meshaal, da Maher Taher (Fplp), Ramadan Shalah (Jihad Islamica), Amhad Jibril (FDLP) e da Faruk Qaddumi, segretario di Al Fatah e direttore dell'Ufficio politico dell' OLP. (23) (24) 

Sempre a Damasco, in occasione di un incontro ufficiale con il vicepresidente siriano, Qaddoumi dichiara:

...(le elezioni anticipate) sono impossibili in quanto aumenterebbero le tensioni tra i palesttinesi e servono solo per i piani e gli interessi di Israele...
...(è necessario) lavorare in accordo con il programma politico che è stato concordato tra le organizzazioni e formare un governo di unità nazionale in cui tutti i partiti siano rappresentati (25)

Immediatamente il  portavoce di Fatah, Ahmed Abdul Rahman, ribatte affermando che Qaddoumi "non è qualificato a determinare la politica del movimento" .

Sempre riguardo al tentativo di Abu Mazen di indire nuove elezioni (e quindi ovviamente di sciogliere il parlamento eletto nel gennaio 2006) Ahmad Bahar, portavoce del parlamento, fa rilevare che, in base all' art. 113 della costituzione, il presidente dell' ANP non ha il potere di sciogliere il parlamento. Inoltre il portavoce dichiara di non essere contrario ad un governo di unità nazionale "...ma sulla base di un' agenda che unisca i palestinesi, non un' agenda impostaci secondo i desideri di americani ed israeliani..." (26)

Poco dopo, il 2 gennaio 2007 in un discorso per il 41° anniversario della fondazione di Fatah, Qaddoumi, dichiara che la resistenza deve correre parallela agli sforzi politici per far terminare l' occupazione israeliana delle terre palestinesi. L' agenzia Infopal riporta come il  leader storico di Fatah sottolinei come le infelici esperienze subite in occasione di precedenti situazioni... 

....dovrebbero far comprendere che gli strumenti politici non sono sufficienti per liberare i paesi occupati, ma che la resistenza deve andare di passo con la politica.  "I palestinesi non hanno bisogno di nuove iniziative politiche", ha aggiunto Qaddoumi, spiegando che esse sono sfruttate da Israele, appoggiate dagli Usa e dalla UE per prendere altro tempo a favore dell'espansionismo coloniale israeliano.
E ha chiesto alle fazioni palestinesi di far fronte unito e di spegnere le conflittualità reciproche, in modo che l'Onu metta in pratica le 72 risoluzioni sulla Questione palestinese e si raggiunga una pace giusta [infopal - (27) ]

Mentre il tentativo di Abu Mazen di indire  elezioni anticipate sembra naufragare di fronte al generale dissenso dei gruppi palestinesi, anche  numerosi membri del comitato centrale di Fatah, iniziano ad avere dubbi circa la politica del muro contro muro che fino a questo ha caratterizzato i rapporti tra  Fatah ed Hamas  e incominciano a circolare richieste di dimissioni nei confronti di Dahlan, (28) che di questa politica è il massimo sostenitore, Abu Mazen difende l' operato di Dahlan ed anzi il 6 gennaio 2007 lo nomina comandante generale delle forze di sicurezza presidenziali. 


Dahlan a colloquio con Olmert
Dahlan a colloquio con Olmert


Lo stesso giorno 6 gennaio Abu Mazen dichiara illegali le forze di sicurezza dell' esecutivo di Hamas (ESF) ed impone ai membri di arruolarsi nelle forze di sicurezza presidenziale di Dahlan.

Chiaramente la risposta di Hamas è immediata: lungi dallo sciogliere le forze dipendenti dall' esecutivo, il governo palestinese raddoppia gli effettivi dell' ESF portandoli da 5.500 a 12.000.

Nel frattempo continuano e si moltiplicano le prese di posizione delle organizzazioni militanti palestinesi in esilio o comunque in clandestinità  contro le elezioni anticipate ed a favore della riconciliazione. 

Sa'adat e Barghouthi
Ahmad Sa'adat e Marwan Barghouthi

Il 12 gennaio 2007 i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane (già firmatari nel maggio 2006 di un documento contro le lotte tra gruppi palestinesi) emettono un documento a favore dell' unità e della concordia nazionale, contro ogni scontro fratricida, condannando ogni assalto contro obiettivi palestinesi, inclusi assassini, rapimenti, manifestazioni ostili. (29) I prigionieri palestinesi che firmano il documento sono Marwan Barghouthi leader dei Tanzim gruppo militante di Fatah, Abdul-khaliq An-Natshah in rappresentanza di  Hamas,  Bassam As-Sa'di in rappresentanza della  Islamic Jihad, Ahmad Sa'adat in rappresentanza

del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina  (FPLP) e Mustafa Badarnah in rappresentanza del  Democratic Front for the Liberation of Palestine (DFLP)

Comunicato dai firmatari del documento della concordia nazionale (documento dei prigionieri)
gennaio 2007

Dalle nostre celle,  richiamiamo i nostri fratelli e sorelle, a ricordare l'importanza dell'unità, alla luce della crescente divisione nel seno del popolo. Noi chiamiamo ogni Palestinese a mettere da parte le loro differenze e mettere fine agli scontri in corso. In applicazione di questo, noi condanniamo unanimemente, gli atti di assassinio, sequestri e l'abuso di vandalismi verbali. Queste sono le scintille che portano alla catastrofe e che dobbiamo prevenire a tutti i costi.

O nostro grande popolo, noi chiediamo ai nostri fratelli, agli eroi della lotta armata, di mantenere la purezza delle loro armi, a non diventare strumento per atti di combattimenti interni. Queste armi sono per la salvaguardia del paese e della sua gente, e devono essere, oggi più che mai, puntate contro l'occupante israeliano. E chi punta la sua arma contro il petto del suo fratello palestinese, dimentica il patto d'onore secondo il quale queste armi devono essere usate per resistere all'occupazione. Ogni pallottola sparata  da un palestinese che ferisce un altro palestinese, è un passo indietro dalla strada indicata dai nostri grandi martiri, in particolare Yasser Arafat, Ahmad Yassin, Fathi Shiqaqi, e Abu Ali Mustafa. E ancora un passo indietro per quelli che soffrono dentro le carceri dell'occupante israeliano.

O nostro grande popolo, oggi ci appelliamo a te, per  unirti a noi nella giornata dello sciopero della fame che sarà domenica 14 gennaio prossimo, per esprimere il desiderio di fermare la catastrofe che sta per cadere su di noi , e vedere la fine di tutti i combattimenti. Questa dovrebbe essere la giornata dell'unità nazionale, che attraversa tutta la nostra terra per arrivare alla nostra diaspora. Nella speranza che in futuro diventa un atto catalizzante per la formazione di un governo d'unità basato sul documento della concorda nazionale dei prigionieri, e per un fruttuoso dialogo fra le diverse  fazioni.
Lunga Vita all'unità dei palestinesi.

Firmatari:

Fatah: Marwan Barghouti
Hamas: Abdul Khalek el-Natche
Fplp:Ahmad Sa'adat,
Jihad islamico: Bassam el-Saadi
Fronte Democratico: Mustafa Badarni


Sempre in gennaio il FPLP emette un comunicato in occasione del trentanovesimo anniversario della fondazione in cui, tra l' altro,  si dichiara:

...per quanto riguarda la grave situazione nella striscia di Gaza, nonostane il fatto che cinque principali organizzazioni della Resistenza Palestinese in Gaza abbiano concordato di sospendere il lancio di razzi in cambio della fine delle aggressioni del nemico contro il nostro popolo, Israele continua i suoi attacchi contro i Palestinesi nella Cisgiordania. Il FPLP dichiara che:

- Continueremo ad appoggiare l' accordo di sospensione dei lanci di razzi in cambio del ritiro dei sionisti da tutte le aree che essi hanno rioccupato in Gaza ed in Cisgiordania ed in cambio dell' impegno da parte del nemico di fermare le invasioni e le aggressioni sia quelle condotte attraverso assassinii, demolizioni delle case, aggressioni ed arresti di attivisti, occupazioni di terre, o bombardamenti aerei. Qualora non siano rispettate queste condizioni, ci riterremo liberi dall' accordo citato.

- Non consideriamo questo accordo riguardante la sospensione del lancio di razzi come un accordo che includa la sospensione di altre forme di resistenza armata.

-Neanche consideriamo l' accordo riguardante la sospensione del lancio dei razzi come un  cessate il fuoco a tempo indeterminato. Qualsiasi futura discussione su questo argomento, infatti,  richiederà un confronto interno tra le fazioni palestinesi affinchè si possa giungere ad un accordo generale che individui i punti rispetto i quali il nemico dovrà impegnarsi in cambio di un cessate il fuoco totale

Deve terminare l' assedio del popolo palestinese. Dopo la vittoria di Hamas nelle elezioni legislative e la formazione del nuovo governo in seno alla ANP, la "comunità internazionale" in uno con il nemico , con i regimi arabi reazionri e alcuni leader Palestinesi, hanno fatto pressione su Hamas per costringerlo a sottomettersi alle condizioni del Quartetto. L' assedio del nostro popolo incominciò quando Hamas ed il popolo Palestinese giustamente rifiutarono di sottomettersi...(31)

Il comunicato del FPLP è notevole in quanto mostra la stretta solidarietà tra gruppi di estrazione militante comunista come il FPLP e gruppi come Hamas o jihad Islamica o Hezbollah di estrazione islamica (il comunicato infatti manda anche un caloroso saluto ai militanti libanesi di Hezbollah lodandone la coraggiosa e vittoriosa recente resistenza contro le forze israeliane) . Infatti la comune resistenza armata contro Israele ed il rifiuto degli accordi di Oslo costiutisce un collante fortissimo tra tutti questi gruppi ben più importante delle differenze ideologiche o storiche.  


La netta  presa di posizione dei vari gruppi palestinesi contro le  lotte intestine  ed a favore della costituzione di un governo di unità nazionale,  si unisce con le autorevoli pressioni che giungono dall' Arabia Saudita per una riconciliazione e la creazione di un governo di unità nazionale. I sauditi, infatti sono interessati ad evitare che solchi troppo profondi tra gruppi sunniti possano creare le condizioni per accrescere le influenze sciite nella regione, già fortemente in rialzo dopo l' innegabile successo militare di Hezbollah contro Israele. Il re saudita invita a le parti a tenere un incontro a La Mecca per avviare le delle trattative per un accordo: il 30 gennaio 2007 Hamas e Fatah concordano un nuovo cessate il fuoco.


Anche nell' immediatezza delle trattative od addirittura durante i colloqui, le violenze comunque continuano. Nel rapporto dell ' U.N. Office for the Coordination of Humanitarian Affairs del 6 febbraio 2007 sulla situazione in Gaza, l' ufficio dell' ONU denunzia come, dall' inizio dell' anno, a causa delle violenze tra le fazioni palestinesi, siano morte 86 persone. Tra le violenze citate nel rapporto, ha particolare risalto l' attacco alla Università Islamica di Gaza City, un simbolo culturale di Hamas. Durante l' attacco viene pesantemente danneggiata la libreria e circa 3000 libri vanno distrutti (nel successivo attacco israeliano a Gaza del 2008-2009 l' Università fu pesantemente bombardata e danneggiata dall' aviazione israeliana) . La violenza riscoppia proprio il primo febbraio quando, al centro della striscia,  una forza congiunta di Hamas e dell' ESF intercetta un convoglio di trasporti diretti a Gaza sud. Contrastanti le versioni sul contenuto dei containers: secondo Hamas si tratta di armi destinate alla Guardia Presidenziale, secondo Fatah sono  "rifornimenti logistici". Negli scontri 4 membri della Guardia Presidenziale ed un civile muoiono (32). Nei giorni successivi  Hamas compie numerosi attacchi ad istallazioni della Guardia Presidenziale ed alla Sicurezza Preventivs ed ad altre forze in genere controllate da Fatah.

Alla Mecca il palazzo dove si tengono le negoziazioni è nelle immediate vicinanze della sacra Kaaba. Il re saudita Abdullah spera che la visione del «Cubo» sacro ai musulmani e l' atmosfera della Mecca spingano i palestinesi a trovare un accordo. «Voglio che i nostri fratelli non lascino la terra benedetta senza un impegno davanti a Dio per fermare le violenze». Gli ospiti possono restare quanto vogliono. E  l' accordo viene trovato quasi subito. Del resto un documento su cui discutere c' è già: si tratta del documento della concordia nazionale stilato dai leader palestinesi in carcere nel maggio 2006 (33). Finalmente il giorno 8 febbraio 2007 viene ufficialmente raggiunto il famoso accordo della Mecca i cui elementi fondanti sono:

  • 1) il presidente dell' ANP Abu Mazen di Fatah ed il primo ministro Haniyeh di Hamas concordano di formare un governo di unità nazionale
  • 2) secondo la costituzione palestinese il presidente affiderà l' incarico della formazione del nuovo governo all' esponente del partito di maggioranzacioè di nuovo ad Haniyeh del partito Hamas
  • 3) il capo del nuovo governo avrà un vice delle file del partito Fatah
  • 4) i tre posti chiave delle finanze, degli esteri e degli interni saranno affidati da personaggi indipendenti (per la precisione l' indipendente  agli esteri sarà indicato da Fatah, gli altri due da Hamas
  • 5) il nuovo governo dovrà rispettare le risoluzioni degli accordi internazionali sottoscritti dall' OLP

Ovviamente gli accordi prevedono anche lo scambio degli esponenti rapiti ed anche l' avvio di un processo di riforma dell' OLP.

Da notare che per rendere possibile l' accordo, all' ultimo punto è si prescritto che debbano essere rispettati gli accordi presi, ma non c' è nessun riferimento esplicito al riconoscimento di Israele. del resto abbiamo visto che solo una parte di Fatah ha accettato (e con alcuni distinguo e riserve) il riconoscimento di Israele, mentre buona parte delle organizzazioni dell' OLP e le organizzazioni islamiche non hanno mai esplicitamente accettato questo punto.

Il 15 febbraio 2007 Haniyeh si dimette ricevendo da Abu Mazen il nuovo  incarico di costituire un governo di unità nazionale  (34)

Il 17 marzo 2007 si forma il governo di unità nazionale. Quasi tutti i partiti e le fazioni palestinesi partecipano al nuovo governo. Oltre Hamas e Fatah vi sono il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (DFLP), il Palestinian People Party (PPP - comunista), il Palestinian National Initiative (PNI) di  Mustafa Barghouti ed il Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina - Comando Generale (FPLP-CG) filosiriano e nato da una scissione del FPLP. Il FPLP nonostante lunghe trattative preparatorie, alla fine non partecipa al governo. Sia Hamas che FPLP-CG sono formazioni esterne all'  OLP.

Il nuovo governo ottiene la fiducia dal parlamento palestinese con 83 si e 3 no (41 parlamentari del consiglio legislativo palestinese non possono votare in quanto  detenuti nelle carceri israeliane).

Fin dal primo momento ed anzi fin da prima della sua nascita ufficiale il governo di unità nazionale subisce l' ostilità ed il boicottaggio di USA, Gran Bretagna ed Israele. La Russia comunque si congratula per il successo del nuovo governo e si appella alle nazioni occidentali perchè venga posto termine al blocco di Gaza.

Continuiamo a leggere nel già citato articolo di Garet Porter (17) i i piani orditi dall' amministrazione americana per aver mano libera su Gaza (36) :

...l'amministrazione americana diede l' impressione di volere che Hamas venisse a conoscenza del suo piano di aiutare Fatah ad impiegare la forza contro il movimento islamico palestinese a Gaza. Un articolo della Reuters da Gerusalemme, datato 5 gennaio 2007, rivelò un documento interno del governo americano che mostrava che gli Stati Uniti avevano promesso 86 milioni di dollari per "rafforzare e riformare elementi del settore della sicurezza palestinese controllato dalla presidenza dell' ANP", e per "smantellare le infrastrutture del terrorismo ed imporre la legge e l' ordine in cisgiordania ed a Gaza.

Quando Abbas negoziò un nuovo accordo con Hamas nel febbraio del 2007, per la costituzione di un governo di unità nazionale, l' amministrazione Bush rispose stendendo in segreto un "piano d' azione per la presidenza palestinese". Il piano minacciava che la "comunità internazionale" non avrebbe più trattato esclusivamente con la presidenza", se quest’ultima avesse continuato a non accogliere le richieste americane, e che "molti paesi all’interno dell’UE e del G8" avrebbero cominciato a "cercare interlocutori più credibili in ambito palestinese, che siano in grado di mantenere gli impegni su questioni chiave in materia di sicurezza e di governo".

Il piano, datato 2 marzo 2007, invitava Abbas a "cominciare a prendere le misure necessarie contro i gruppi che compromettono il cessate il fuoco, con l’obiettivo di garantire gradualmente l’ingresso di tutti i [restanti] gruppi armati all’interno delle istituzioni di sicurezza della Palestina [tra il 2007 ed il 2008]…". Esso prometteva di aiutare Abbas ad "imporre il necessario ordine nelle strade palestinesi" attraverso la "superiorità" delle forze di Fatah nei confronti di Hamas, dopodichè vi sarebbero state nuove elezioni nell’autunno del 2007.

Ancora una volta il piano americano fu tenuto segreto, ma trapelò nell’aprile del 2007 sulle pagine del quotidiano giordano al-Majd. Se ciò poté accadere, probabilmente fu perché i servizi di intelligence giordani, che collaboravano molto strettamente con gli Stati Uniti, presero la decisione di far giungere la cosa alla stampa (17).

Il 13 maggio 2007 riprendono gli scontri tra Hamas e Fatah. La causa scatenante sembra essere stata il dispiegamento da parte di Fatah di migliaia di suoi uomini della sicurezza senza l’accordo di Hamas.
Il 14 maggio 2007, a due mesi dalla sua nomina, il ministro degli interni palestinese Hani Kawasmeh si dimette anche a causa della ripresa del conflitto, iniziato il giorno prima, tra le opposte fazioni di Fatah e Hamas nella striscia di Gaza.
Il ministro accusa sia  Hamas che  Fatah di averlo esautorato dei suoi poteri facendo diventare il suo incarico privo di significato. Non è stato quindi  in grado di realizzare il suo obiettivo, quello di riunificare le due forze preposte alla sicurezza e contrapposte fra loro, i membri della Sicurezza Nazionale - NSF (Fatah) comandati da Rashid Abu Shebak, e quelli appartenenti alle Forze dell’esecutivo (Hamas). I due gruppi rivali controllano all’incirca 70mila uomini armati in tutto il territorio dell’Autorità palestinese.


Sempre il 14 maggio 2007 il capo del governo Haniyeh, che ha assunto ad interim l’incarico di ministro degli interni, indice una riunione di urgenza e concorda la tregua tra Hamas e Fatah, ma la situazione ormai sta degenerando in “guerra civile”: solo dal 13 maggio al 16 maggio 2007 si contano 37 morti, il rapporto dell' United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs del 16 maggio riporta inoltre la stima di 128 vittime dall' inizio dell' anno per le violenze tra i due gruppi palestinesi (40). Inoltre sono decine i sequestrati tra cui il capo della polizia di Gaza e due professori universitari.

Per tutto il mese di maggio  in Gaza si  registra un' escalation negli scontri tra hamas e Fatah. Progressivamente diventa manifesto che le forze di Fatah hanno perso l' iniziativa a favore di quelle di Hamas generando preoccupazione in Israele e negli Stati Uniti ed il timore che Hamas possa impossessarsi di tutta la striscia. Rivalità all' interno di Fatah sempre divisa tra la  corrente di Abbas e Dahlan che ha buoni rapporti con Israele e Stati Uniti,  la  corrente che potremmo chiamare "Arafattiana" che, pur accettando gli accordi di Oslo, è molto più intransigente, ed addirittura la corrente di coloro (Qaddoumi) che sono fortemente critici degli accordi di Oslo e inclini alla resistenza armata, fanno sì che alcuni gruppi interni a Fatah spposino la causa di Hamas. In un tentativo di  modificare i rapporti di forza, a metà maggio, Israele da il permesso che 500 militanti della Guardia Presidenziale di Abu Mazen entrino in Gaza dall' Egitto paese dove questi miliziani  venivano addestrati. Nonostante alcuni parziali successi,  progressivamente le milizie di Fatah divennero incapaci di coordinare le loro operazioni a causa della frammentazione della loro struttura di comando e dell' assenza di leaders chiave. Mohammed Dahlan infatti è in Egitto per cure mediche e torna in cisgiordania solo dopo la vittoria di Hamas in Gaza, mentre altre  capi importanti come Rashid Abu Shbak, capo della  internal security della presidenza dell' ANP (in pratica il ministro degli interni ombra di  Fatah), erano pure assenti da Gaza (37).

Il 20 maggio 2007 Hayya, già portavoce di Hamas al parlamento e membro della delegazione di Hamas ai colloqui per gli accordi sul governo di unità nazionale e per la tregua con Fatah, comunica insieme al rappresentante di Fatah , Majid Abu Shamala, un ennesimo accordo tra le due parti per por fine agli scontri. Poche ore dopo questa comunicazione, durante un raid aereo israeliano muoiono nove componenti della sua famiglia.

Intanto continuano a diventare pubblici i piani orditi dall' amministrazione Bush per il rafforzamento militare dell' ala di Fatah controllata dalla presidenza palestinese, rafforzamento finalizzato al rovesciamento del governo di unità nazionale. Leggiamo infatti sempre da Gareth Porter (17)

...Poi, il 7 giugno 2007, il quotidiano israeliano Haaretz rivelò che era stato chiesto ad Israele di autorizzare la spedizione di decine di autoblindo egiziane, di centinaia di razzi e di migliaia di bombe a mano per le forze di sicurezza di Fatah.

I piani trapelati relativi al rafforzamento militare di Fatah erano un chiaro invito rivolto a Hamas affinché mettesse in atto un’azione preventiva. Il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo di Haaretz, Hamas diede inizio ad una campagna che eliminò la presenza delle forze di sicurezza di Fatah da Gaza in cinque giorni.

Simile la ricostruzione in uno studio della Camera dei Comuni inglese sugli scontri a Gaza (37):

C' erano rapporti che alcuni dei principali capi di Fatah in Gaza erano riusciti a  lasciare la striscia con l' aiuto degli israeliani, mentre le dichiarazioni riguardanti l' estensiva campagna di assistenza da parte degli stati Uniti nei confronti della Guardia Presidenziale, erano citate da Hamas come prova di una cospirazione americano - israeliana per rovesciare Hamas dal potere.   Ahmed Yousef, un portavoce di Hamas, disse che le azioni che il suo movimento aveva preso all' interno della striscia di Gaza, erano state "scatenate dalla politica di America ed Israele di armare i gruppi  controllati da Fatah che volevano attaccare Hamas e impadronirsi del potere”.

Diversi commentatori occidentali hanno concluso che Hamas fu costretta ad agire in deguito alla frustrazione che gli accordi della Mecca avevano fallito nel portare gli attesi miglioramenti della situazione e dalla preoccupazione che gli sforzi appoggiati dagli USA di rovesciarne il potere stavano per raggiungere l' apice.

sempre il documento della Camera dei Comuni riporta, a testimonianza di questa ricostruzione,  ampi stralci di un articolo del 22 giugno 2007 di Jonathan Steele sul  Guardian  (38) , (tra l'altro l' articolo ha il significativo titolo "Hamas acted on a very real fear of a US-sponsored coup"):

La causa a monte è ovviamente ben conosciuta: Israele, spalleggiata dagli USA, non era preparata ad accettare la vittoria di Hamas l' anno scorso nelle elezioni del parlamento palestinese. Appoggiati da una Comunità Europea sempre supina, i governi americano ed israeliano hanno deciso di boicottare politicamente il nuovo governo palestinese e di punire gli elettori palestinesi bloccando gli aiuti economici. Le loro politiche hanno avuto un effetto drammatico rendendo Gaza ancora più smaccattamente simile ad una prigione e creando miseria in scala massiccia. L' intento era quello di far sì che gli elettori girassero le spalle ad Hamas, una strategia stupida quanto cinica in quanto le pressioni esterne quasi sempre producono un rafforzamento della volontà di resistenza piuttosto che di resa.

Questa politica scioccò anche il moderato James Wolfensohn allora presidente della Banca Mondiale, a cui gli americani avevano dato il compito di aiutare l' economia di Gaza prima della vittoria di Hamas. "Il risultato non è stato quello di realizzare più attività economiche, bensì quello di cosruire maggiori ostacoli", ha detto l' alto funzionario questa settimana spiegando i motivi per cui ha rassegnato le dimissioni in disaccordo con le strategie di USA e di Israele... [Jonathan Steele sul  Guardian  (38) ]

inoltre il giornalista del Guardian aggiunge:

....Documents doing the rounds in the Middle East purport to have evidence for [US Deputy National Security Adviser Elliott] Abrams's "hard coup" strategy. One text recounts Washington's objectives as expressed in US officials' conversations with an Arab government. These are, among others, "to maintain President Abbas
and Fatah as the centre of gravity on the Palestinian scene", "avoid wasting time in accommodating Hamas's ideological conditions", "undermine Hamas's political status through providing for Palestinian economic needs", and "strengthen the Palestinian president's authority to be able to call and conduct early elections by
autumn 2007".
The document is dated March 2, less than a month after Saudi Arabia brokered the Mecca agreement under which Abbas finally agreed with Hamas on a unity government. The deal upset the Israelis and Washington because it left Hamas's prime minister Ismail Haniyeh in charge. The document suggests the US wanted to sabotage it. Certainly, according to Hamas officials whom a depressed Abbas later briefed, Abbas was told to scrap Mecca at every subsequent meeting he has had with Israeli prime minister Ehud Olmert or with US secretary of state Condoleezza Rice and Abrams.
Most ominously, the document of US objectives outlined a $1.27bn programme that would add seven special battalions, totalling 4,700 men, to the 15,000 Abbas already has in his presidential guard and other security forces, which were also to be given extra training and arms. "The desired outcome will be the transformation
of Palestinian security forces and provide for the president of the Palestinian Authority to able to safeguard decisions such as dismissing the cabinet and forming an emergency cabinet," the document says. [Jonathan Steele sul  Guardian  (38) ]

Gli scontri decisivi per prendere il controllo di Gaza si svolsero tra l' 11 ed il 12 giugno 2007: nel pomeriggio di quel giorno  gran parte del nord e del centro della striscia sono sotto il pieno controllo di Hamas. Fatah  annuncia la sospensione della sua partecipazione nel governo di unità nazionale in protesta contro le azioni di hamas che si è impossessata di un certo numero di postazioni controllate dagli uomini di Fatah, aggiungendo che avrebbe ripreso la partecipazione nel governo, solo dopo lo stabilirsi di un cessate il fuoco. Per il 14 giugno la situazione di Fatah in Gaza si è ancora più drammaticamente deteriorata e i combattenti di Hamas si impossessano del quartier generale della  Preventive Security Force ed il  presidential compound in Gaza City. Infine i combattimenti si allargano nella zona meridionale e  Hamas conquista il controllo di Rafah lo stesso giorno. Mentre i miliziani di Hamas posano vittoriosi negli uffici della  Preventive Security Force e della presidenza dell' ANP, denunziano di essersi impadroniti di documenti che provano l' estensione della collaborazione di agenti di Fatah con l'  Israel’s internal security service, the Shin Bet (or Shabak) e con agenzie di inteligence straniere  come la CIA (37)

Sempre il 14 giugno 2007, Abbas dichiara di sciogliere il governo di unità nazionale guidato dal primo ministro Haniyeh, dichiara lo stato di emergenza e nomina Salam Fayyad come primo ministro. 

Il rapporto del Palestine Center for Human Rights (PCHR) dell' ottobre 2007 enumera in dettaglio gli scontri e le vittime delle violenze intestine palestinesi nel giugno del 2007 ed inoltre mette in luce come i susseguenti atti del presidente Abbas abbiano violato e minato in maniera altrettanto grave lo statuto palestinese in particolare:

...Steps taken by President Mahmoud Abbas in response violate the Basic Law and undermines it in a manner that is not less dangerous than what is happening in Gaza, especially as:

A. The President has the right to declare a state of emergency and to dissolve the government in accordance with Chapter 7 of the Basic Law, but according to the Law, the dissolved government shall serve as an acting government until the formation of a new government that must be approved by the Palestinian Legislative Council (PLC).

B. The Basic Law does not give the President any authority, even during a state of emergency, to suspend the enforcement of any provision of this Law concerning the PLC’s authority to grant confidence to the government, and he does not have the authority to dissolve or interrupt the work of the PLC during the period of emergency (article 113). This Law is superior to all laws, from which all powers, including those of the President and Prime Minister, are derived, and it must not be undermined or suspended in all circumstances.[PCHR- Report on Bloody Fighting in the Gaza Strip from 7 to 14 June 2007 (49)]

La nomina di  Fayyad al posto di  Haniyeh è dunque  una violazione dello statuto palestinese in quanto, come abbiamo già detto, il presidente può ritirare la fiducia ad un primo ministro, ma deve indicarne un' altro che proviene dalla stessa maggioranza parlamentare (quindi Hamas) ed il nuovo incaricato deve ottenere l' approvazione del parlamento. Inoltre in pendenza della fiducia parlamentare il capo del governo uscente rimane a capo di un governo provvisorio. Al contrario la nomina di Fayyad non è mai stata approvata dal parlamento palestinese. Per questa ragione Ismail Haniyeh, il primo ministro di  Hamas, ha continuato ad operare in Gaza ed ad essere riconosciuto da un gran numero di palestinesi come il legittimo primo ministro di un governo provvisorio. Anis al Qasem il costituzionalista palestinese che ha steso la carta palestinese è tra quelli che pubblicamente hanno dichiarato illegale la nomina di Fayyad da parte di Abbas.

Un articolo di Virginia Tilley del 18 giugno 2007 (41) dall' espressivo titolo "Whose coup, exactly ?" elenca in dettaglio i punti illegali del comportamento di Abbas (Abu Mazen): 

  • The President can sack his Prime Minister (Article 45) but he cannot legally appoint a new Prime Minister that does not represent the majority party (i.e., Hamas).
  • In the event that a President sacks the PM, the Government is considered to have resigned (Article 83), but the serving Cabinet (here, the Hamas-led Cabinet) is supposed to govern until a new Cabinet is confirmed by the Legislative Council (Article 78).
  • Only the Legislative Council can confirm the new PM and Cabinet and the new officials cannot take their oaths (Article 67) or assume their duties (Article 79) until this is done. We might now look for the Fayyad government to go to the Legislative Council for post hoc approval, but if the Legislative Council cannot vote for lack of a quorum -- because too many of its members are in jail or refuse to participate -- then the Cabinet cannot be legally confirmed. The Basic Law provides no remedy for conditions where the Legislative Council cannot vote to confirm the Cabinet or the actions of the President.
  • The President can rule by degree during emergencies (Article 43) but the Legislative Council must approve all these decrees at its first meeting.
  • The President cannot suspend the Legislative Council during a state of emergency (Article 113).
  • The President has no power to call early elections, either.
  • The Basic Law has no provision whatsoever for an "emergency government. ["Virginia Tilley - 18 giugno 2007 (41) ]

Nonostante gli articoli sopra citati di diversi opinionisti occidentali ed addirittura, come abbiamo visto, lo studio della Camera dei Comuni inglese ci abbiano evidenziato:

  • che il governo palestinese di unità nazionale guidato da Hamas era oggetto di una cospirazione ordita da Stati Uniti ed Israele, in uno con alcune fazioni all' interno di Fatah, che mirava  a far cadere  il governo e, quindi, a sovvertire il risultato elettorale,
  • che in base alla legalità costituzionale i  provvedimenti presi da Abbas (Abu Mazen)  di nomina di un altro primo ministro al posto di Haniyeh erano incostituzionali, 

nell' opinione di molti è Hamas ad aver effettuato un colpo di stato  per impadronirsi di Gaza. Dimostrazione di come l' efficace  controllo dei media riesca ad incidere sull' opinione pubblica. 


Proseguendo la sua lotta dall' interno dell' OLP e della stessa Fatah contro Oslo e l' ANP , Qaddoumi il 22 giugno 2007 aggiunge altre dichiarazioni: kaddoumi

L' ANP è "un' autorità illegale ed illusoria " accusa Qaddoumi e continua:

"The preventive Security used to commit things which we were not satisfied with, especially after the appointment of Muhammed Dahlan as national security advisor

A proposito del ruolo di Fatah negli ultimi scontri  nella striscia di Gaza: 

"There is a great part of Fatah who were not part of the crisis; we have distribuited an internal memoadvising our members not to commit any act of revenge in the West Bank "  

ed aggiunge la sua celebre frase:

"The PA is an illusory authority...The PA is the fruit of the Oslo agreements, which died when Rabin died" (42)


Alvaro de Soto  Coordinatore Speciale delle Nazioni Unite per il Processo di Pace per il Medio Oriente, nel maggio 2007 rassegna le dimissioni e scrive un rapporto confidenziale datato 5 maggio 2007 (47). In giugno il Guardian riesce ad ottenere il rapporto e lo pubblica. L' autenticità del rapporto pubblicato dal Guardian è stata poi confermata dallo stesso de Soto. Nell' articolo del Guardian vengono esaminati alcuni stralci del Rapporto l' Alto Commissario delle N.U.:(46) 

The Quartet of Middle East negotiators - the UN, the US, the EU and Russia - has often failed to hold Israel to its obligations under the Road Map, the current framework for peace talks, he argues.

Over the past two years, the Quartet has gradually lost its impartiality. "The fact is that even-handedness has been pummelled into submission in an unprecedented way since the beginning of 2007," he writes....

....Mr de Soto reveals that after Hamas won elections last year it wanted to form a broad coalition government with its more moderate rivals, including Fatah, run by the Palestinian President Mahmoud Abbas. But the US discouraged other Palestinian politicians from joining. "We were told that the US was against any 'blurring' of the line dividing Hamas from those Palestinian political forces committed to the two-state solution," Mr de Soto writes. It was a year before a coalition government was finally formed.

The US also supported the Israeli decision to freeze Palestinian tax revenues. "The Quartet has been prevented from pronouncing on this because the US, as its representatives have intimated to us, does not wish Israel to transfer these funds to the PA [Palestinian Authority]," he writes. "There is a seeming reflex, in any given situation where the UN is to take a position, to ask first how Israel or Washington will react rather than what is the right position to take."

Mr de Soto opposed the international boycott placed on the Palestinian government after Hamas won elections last year. He argued that it was wrong to use pressure and isolation alone, and proposed retaining dialogue with Hamas. He wanted tougher criticism of Israel as well, but came up against a "heavy barrage" from US officials

The effect of the boycott was to seriously damage the Palestinian economy and promote radicalism. It also lifted pressure from Israel. "With all focus on the failings of Hamas, the Israeli settlement enterprise and barrier construction has continued unabated," he writes.

The US, he argues, was clearly pushing for a confrontation between Fatah and Hamas but Washington misjudged Mr Abbas, who he argues had wanted to co-opt rather than defeat Hamas. Fighting between Fatah and Hamas has intensified in recent months. He quotes an unnamed US official as saying earlier this year: "I like this violence ... It means that other Palestinians are resisting Hamas.".... [The Guardian - (46) ]

Ci affidiamo  ancora una volta a Noam Chomsky per commentare il disastroso e luttuoso scontro intestino tra Hamas e Fatah. In un suo articolo del luglio 2007 lo studioso riassume la situazione e descrive come utilizzando pretestuosamente lo scontro Hamas - Fatah,  gli USA  giustificano lo "strangolamento" di Gaza:

The strategy backfired. Despite the military aid, Fatah forces in Gaza were defeated last month in a vicious conflict, which many close observers describe as a pre-emptive strike targeting primarily the security forces of the brutal Fatah strongman Mohammed Dahlan. Israel and the United States quickly moved to turn the outcome to their benefit. They now have a pretext for tightening the stranglehold on the people of Gaza (9) .

 

Garet Porter  quasi due anni più tardi, nel  citato articolo del gennaio 2009 esprime lo stesso concetto:

La disfatta delle forze di Dahlan fu una conseguenza prevedibile delle politiche dell’amministrazione Bush. Come disse a Vanity Fair il comandante delle brigate dei Martiri di al-Aqsa (la milizia di Fatah), Khalid Jaberi, "possiamo solo concludere che avere Hamas al potere sia utile alla strategia complessiva [dell’amministrazione Bush], perché altrimenti la loro politica sarebbe del tutto folle".

Ma l’amministrazione Bush non aveva soltanto raggiunto il suo obiettivo di eliminare un governo dominato da Hamas; essa aveva anche creato una nuova argomentazione che avrebbe potuto utilizzare in un secondo momento per giustificare un’offensiva israeliana su vasta scala a Gaza. L’argomentazione era che Hamas aveva messo in atto un "colpo di stato illegale" a Gaza. E’ questa l’espressione che la Rice ha utilizzato il 2 gennaio scorso (2009), per giustificare le operazioni militari israeliane a Gaza. (17)


Gilgamesh58 - febbraio 2009

fine 1a  Parte
( la 2a parte: l' inasprimento del blocco, la tregua di 6 mesi è in preparazione)


fonti - approfondimenti

(1) Wikipedia - Gaza Strip

(2) L' intervista rilasciata da Dov Weisglass ad Haaretz - agosto 2004

"......That is the significance of what we did. The significance is the freezing of the political process. And when you freeze that process you prevent the establishment of a Palestinian state and you prevent a discussion about the refugees, the borders and Jerusalem. Effectively, this whole package that is called the Palestinian state, with all that it entails, has been removed from our agenda indefinitely. And all this with authority and permission. All with a presidential blessing and the ratification of both houses of Congress. .....
.....There was a very difficult package of commitments that Israel was expected to accept. That package is called a political process. It included elements we will never agree to accept and elements we cannot accept at this time. But we succeeded in taking that package and sending it beyond the hills of time. With the proper management we succeeded in removing the issue of the political process from the agenda. And we educated the world to understand that there is no one to talk to. And we received a no-one-to-talk-to certificate. That certificate says: 1) There is no one to talk to. 2) As long as there is no one to talk to, the geographic status quo remains intact. 3) The certificate will be revoked only when this-and-this happens - when Palestine becomes Finland. 4) See you then, and shalom...."

(3) Human Rights Watch - "Israel 'Disengagement' Will Not End Gaza Occupation"

(4) UN Human Right Council - Resolution S6/1 del 24 gennaio 2008

(5) Articolo di William Sieghart su Times on Line del 31 dicembre 2008

...Who or what is Hamas, the movement that Ehud Barak, the Israeli Defence Minister, would like to wipe out as though it were a virus? Why did it win the Palestinian elections and why does it allow rockets to be fired into Israel? The story of Hamas over the past three years reveals how the Israeli, US and UK governments' misunderstanding of this Islamist movement has led us to the brutal and desperate situation that we are in now.
The story begins nearly three years ago when Change and Reform - Hamas's political party - unexpectedly won the first free and fair elections in the Arab world, on a platform of ending endemic corruption and improving the almost non-existent public services in Gaza and the West Bank. Against a divided opposition this ostensibly religious party impressed the predominantly secular community to win with 42 per cent of the vote.
Palestinians did not vote for Hamas because it was dedicated to the destruction of the state of Israel or because it had been responsible for waves of suicide bombings that had killed Israeli citizens. They voted for Hamas because they thought that Fatah, the party of the rejected Government, had failed them. Despite renouncing violence and recognising the state of Israel Fatah had not achieved a Palestinian state. It is crucial to know this to understand the supposed rejectionist position of Hamas. It won't recognise Israel or renounce the right to resist until it is sure of the world's commitment to a just solution to the Palestinian issue....
.....The political leadership of Hamas is probably the most highly qualified in the world. Boasting more than 500 PhDs in its ranks, the majority are middle-class professionals - doctors, dentists, scientists and engineers. Most of its leadership have been educated in our universities and harbour no ideological hatred towards the West. It is a grievance-based movement, dedicated to addressing the injustice done to its people. It has consistently offered a ten-year ceasefire to give breathing space to resolve a conflict that has continued for more than 60 years.
The Bush-Blair response to the Hamas victory in 2006 is the key to today's horror. Instead of accepting the democratically elected Government, they funded an attempt to remove it by force; training and arming groups of Fatah fighters to unseat Hamas militarily and impose a new, unelected government on the Palestinians. Further, 45 Hamas MPs are still being held in Israeli jails.....

(6) U.S. and Europe Halt Aid to Palestinian Government - articolo del New York Times del l ' 8/04/2006

(7) The end of Western funding and Israel's crossing closure sharpen Palestinian divisions - articolo di  Conal Urquhart corrispondente dell' Observer da  Gaza City 16 aprile 2006

....But nothing is entering or leaving Gaza, and now the funds to purchase what is available there are also drying up, bringing the dire situation of its people to a new and febrile crisis.
Karni is officially closed because the Israeli army has declared a security alert for the Jewish Passover holiday. Yet it has barely been open this year. The effect is a paralysis of Gaza's commerce and severe shortages of basic foods. Not that the locals are in a position to buy what food there is. There is little money because the European Union, Canada and the United States have stopped funding the aid-dependent Palestinian Authority, which can no longer pay its staff's wages.....
.....To add further misery, in retaliation for militants firing home-made Qassam rockets at Israel, the Israel Defence Force has bombarded the north of Gaza with thousands of artillery shells. Gazans fear external pressures will lead to domestic unrest in which the situation is used as a weapon against Hamas by supporters of Fatah who have not accepted January's electoral defeat....
.....At the root of Gaza's problems is Israel's determination to force Hamas to recognise the state of Israel and renounce violence. Israel has been joined in its efforts by Britain, the EU and the US. Hamas militants have been on a ceasefire for 16 months but they are determined to withhold recognition of Israel at least until it withdraws from occupied Palestinian territory.
Israel's policy was summed up by Dov Weisglass, an adviser to Ehud Olmert, the Israeli Prime Minister, earlier this year. 'The idea is to put the Palestinians on a diet, but not to make them die of hunger,' he said. The hunger pangs are supposed to encourage the Palestinians to force Hamas to change its attitude towards Israel or force Hamas out of government.
But it is not certain that the Palestinian reality will conform to the Israeli theory...

(8) Intervista a Noam Chomsky  su Democracy Now -14 luglio 2006 (originale)

.....basically the current stage of what’s going on—there’s a lot more—begins with the Hamas election, back the end of January. Israel and the United States at once announced that they were going to punish the people of Palestine for voting the wrong way in a free election. And the punishment has been severe. At the same time, it’s partly in Gaza, and sort of hidden in a way, but even more extreme in the West Bank, where Olmert announced his annexation program, what’s euphemistically called “convergence” and described here often as a “withdrawal,” but in fact it’s a formalization of the program of annexing the valuable lands, most of the resources, including water, of the West Bank and cantonizing the rest and imprisoning it, since he also announced that Israel would take over the Jordan Valley. Well, that proceeds without extreme violence or nothing much said about it....
.....The United States regards Israel as virtually a militarized offshoot, and it protects it from criticism or actions and supports passively and, in fact, overtly supports its expansion, its attacks on Palestinians, its progressive takeover of what remains of Palestinian territory, and its acts to, well, actually realize a comment that Moshe Dayan made back in the early ‘70s when he was responsible for the Occupied Territories. He said to his cabinet colleagues that we should tell the Palestinians that we have no solution for you, that you will live like dogs, and whoever will leave will leave, and we’ll see where that leads. That’s basically the policy. And I presume the U.S. will continue to advance that policy in one or another fashion
[Democracy now - intervista a Noam Chomsky  ]

(9) Guillotining Gaza - di Noam Chomsky 30/07/2007 dal sito dell' ICH

.....The punishment of Palestinians for the crime of voting the wrong way was severe. With US backing, Israel stepped up its violence in Gaza, withheld funds it was legally obligated to transmit to the Palestinian Authority, tightened its siege and even cut off the flow of water to the arid Gaza Strip.
The United States and Israel made sure that Hamas would not have a chance to govern. They rejected Hamas’s call for a long-term cease-fire to allow for negotiations on a two-state settlement, along the lines of an international consensus that Israel and United States have opposed, in virtual isolation, for more than 30 years, with rare and temporary departures.
Meanwhile, Israel stepped up its programmes of annexation, dismemberment and imprisonment of the shrinking Palestinian cantons in the West Bank, always with US backing despite occasional minor complaints, accompanied by the wink of an eye and munificent funding.
Powers-that-be have a standard operating procedure for overthrowing an unwanted government: Arm the military to prepare for a coup. Israel and its US ally helped arm and train Fatah to win by force what it lost at the ballot box. The United States also encouraged Abbas to amass power in his own hands, appropriate behaviour in the eyes of Bush administration advocates of presidential dictatorship.....
[ Articolo di Noam Chomsky su ICH  ]

(10) Sameer Dossani di Foreign Policy In Focus, intervista Noam Chomsky sulla guerra di Gaza

(11) United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs - Gaza Strip Report 12/07/2006

(12) UN Human Right Council - Resolution S3/1 del 15 novembre 2006

(13) Il premio nobel Desmond Tutu definisce il blocco di Gaza "un abominio"

(14) Desmond Tutu: Israeli shelling of Beit Hanoun a possible war crime

(15) Report of high-level fact-finding mission to Beit Hanoun - settembre 2008

(16) Jordan blocks newspaper over story on 'secret' Palestinian plan articolo di Arabic News 1/05/2007

(17) Bush  plan beat obstacle to Gaza assault  articolo di  Gareth Porter su Asia Times

...Hamas won 56% of the seats in the Palestinian parliament in the January 2006 elections, and the following month, the Palestinian Legislative Council voted for a new government under Hamas Prime Minister Ismail Haniyeh. The Bush administration immediately began to use its control over the "Quartet" (the US, the European Union, the United Nations and Russia), to try to reverse the results of the election.
The Quartet responded to the Hamas victory by demanding that Hamas renounce all armed resistance to Israel and even "disarm" before a political solution was reached. That was in effect a demand that Israel be allowed to use its military and economic controls over the West Bank and Gaza to impose its own unilateral solution on the Palestinians.
Meanwhile, the Bush administration and the Europeans cut off all financing for the Palestinian government, while Israel refused to hand over to the Palestinian authorities the value-added tax and customs duties it collected on behalf of the Palestinians under the Paris Protocol signed with the Palestinian Liberation Organization as part of the Oslo Accords....

....Rice was then dispatched to Ramallah in early October 2006 to tighten the screws on the Palestinian president. She demanded a commitment from Abbas to dissolve the Haniyeh government within two weeks...

There was one problem, however, with the US demand: under Article 45 of the Palestinian Authority's "Basic Law", Abbas could fire the prime minister, but he could not appoint a new one who did not represent the majority party in the Palestinian Legislative Council.
Abbas failed to act on the dissolution promise, so the Bush administration gave him a memo demanding that Hamas be given a "clear choice, with a clear deadline" to accept or reject "a new government that meets the Quartet principles". The memo, published in part last January in Vanity Fair, said that if Hamas refused that demand, "you should make clear your intention to declare a state of emergency and form an emergency government explicitly committed to that platform".
It further demanded that Abbas "strengthen his team" by bringing in "credible figures of strong standing in the international community". That was a reference to the long-time director of Fatah's paramilitary forces, Muhammad Dahlan, who had long been regarded as the candidate of the Bush administration and its allies. In April 2003, Yasser Arafat had been under pressure from British prime minister Tony Blair and Egyptian President Hosni Mubarak to name Dahlan as head of Palestinian security.
In late 2006, Rice got Egypt, Saudi Arabia and the United Arab Emirates to agree to provide covert military training and money to equip a major increase in Dahlan's militia.
But there was another element of the Bush administration plan. It encouraged Dahlan to carry out attacks against the Hamas security and political infrastructure in Gaza, which were well known to be far stronger than that of Abbas's Fatah faction. In a later interview with Vanity Fair, Dahlan admitted that he had carried out "very clever warfare" against Hamas in Gaza for many months....

(18) United Nations O.  for the C.  of H. A. - Weekly Report  13-19/12/2006

(19) Hamas accusa Fatah dell' attentato al primo ministro Haniya

(20) Guerra di accuse reciproche tra Hamas e Fatah

(21) Medio Oriente. Incidenti di Rafah, Hamas accusa Fatah - RAI NEWS 24

(22) Il presidente  Abbas nomina  Farouq Al-Qaddoumi  ministro degli Esteri palestinese - infopal

(23) Movimenti Palestinesi in esilio ritengono "illegittima" la convocazione di nuove elezioni

(24) Palestinian factions in exile reject Abbas' call for early election 17/12/2006

(25) Farouq Qaddoumi: Early elections will only serve Israel - Ma'an News Agency 18/12/2006

(26) Dichiarazione del portavoce del parlamento palestinese contro le elezioni anticipate

(27) infopal - Qaddoumi: "Resistenza palestinese e sforzi politici devono correre insieme"

(28) infopal - Membri del Comitato Centrale di Fatah chiedono le dimissioni di Dahlan

(29) I prigionieri nelle carceri israeliane emettono un documento contro la violenza intrapalestinese

(30) Scontri tra le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e l' IDF - agosto 2007 

(31) Political Statement on the 39th Anniversary of the founding of the PFLP

...The grave situation in the Gaza Strip. Despite the fact that the five main Palestinian factions in the Gaza Strip agreed to stop rocket attacks against Israel, in exchange for the enemy's cessation of attacks against our people, Israeli continues its attack against Palestinians in the West Bank. The PFLP states that:

    * We will continue to support the halting of rocket attacks in return for Zionist withdrawal from the areas it re-invaded in Gaza and the West Bank, as well as its commitment to halting all incursions and attacks—whether assassinations, home demolitions, attacking and arresting activists, ground invasions, or air raids. If the enemy violates any of this, we consider ourselves no longer obliged by the agreement.

    * We do not consider this agreement on halting rocket attacks to include halting other forms of military and armed resistance.

    * We do not consider the halting of rocket attacks to be a general "ceasefire." Any future discussion of this will require a Palestinian internal dialogue—to reach an agreement on what we will require from the enemy in return for a ceasefire.

    * Ending the siege on the Palestinian people. After the victory of Hamas in the legislative elections and its forming of a new Palestinian Authority (PA) government, the "international community," in concert with the enemy, reactionary Arab regimes, and some Palestinian leaders, pressured the Hamas government to submit to the Quartet's demands upon it. The siege on our people began when Hamas and the Palestinian people rightfully refused to submit...

(32) United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affair - Gaza Strip Report 30/01/2007

(33) Il documento per la concordia nazionale o documento dei prigionieri

(34) Hamas cabinet resigns, Haniyeh gets five weeks to form unity government - Haaretz 16/02/2007

(35) Il leader di Hamas presenta al parlamento il nuovo governo di unità nazionale - Repubblica

(36) U.S. providing arms to bolster Abbas in conflict with rival Hamas factions

(37) Hamas and the seizure of Gaza - studio del parlamento inglese - 6 luglio 2007

(38) Hamas acted on a very real fear of a US-sponsored coup - Jonathan Steele - The Guardian

(39) Interview with Abu Ali Mustafa Brigades Spokesperson - PFLP

(40) United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affair - Gaza Strip Report 16/05/2007

(41) Whose coup, exactly? - The electronic intifada - 18 giugno 2007

(42) PA is "an illegal and illusory authority" dichiarazione di  Qaddoumi Capo dell' ufficio politico dell' OLP

(43) The war within Fatah - articolo di Al-Ahram - luglio 2007 

(43) Democracy Now - Clashes Break Out Between Hamas and Fatah 15/12/2006

(44) Crisis of Palestinian Representation - articolo nov. 2006 

(45) Democracy Now - Hamas Seizes Full Control of Gaza and US Prepares Further Isolation, What Next for Palestinians? - 15 giugno 2007

(46) UN was pummelled into submission, says outgoing Middle East special envoy - the Guardian

(47) Alvaro de Soto - End of mission report - maggio 2007

(48) Avi Shlaim - How Israel brought Gaza to the brink of humanitarian catastrophe - The Guardian gennaio 2009

(49) PCHR- Report on Bloody Fighting in the Gaza Strip from 7 to 14 June 2007

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