IL MARTIRE CHE VIVE


di Malcom Lagauche

(traduz. di Gilgamesh58)

titolo originale The Living Martyr, articolo originale in inglese reperibile nell' archivio degli articoli di Malcom Lagauche (pseudon. di Jeff Archer) alle date Thursday/Friday, December 28-29, 2006

La decisione di emettere la sentenza di morte di Saddam Hussein da parte della inattendibile corte d' appello irachena ha fatto registrare unanime condanna da parte di tutto il mondo eccetto che, naturalmente, negli Stati Uniti. La corte ha impiegato due giorni per leggere le 1500 pagine di documenti presentate dalla difesa. Nessuna corte al mondo potrebbe prendere visione di tale numero di pagine in così poco tempo, almeno nessuna corte leggittima.

Nessuno è stato sorpreso dal verdetto contro Saddam poichè si sapeva che questa era una conclusione già prevista. Comunque la corte ha sorpassato se stessa nel sovrapporsi al vice presidente iracheno Ramadan. Egli aveva parlato di carcere a vita, ma la corte d' appello si è presa l'incarico di cambiare la sentenza in morte anche se ciò non era in agenda.

Dal primo momento in cui Saddam ha messo piede nell' aula del tribunale fino ad oggi, l' intero sistema si è accanito contro di lui ed ha prodotto così tante violazioni della legge che ci vorrebbe un esperto matematico per tenere il conto.

Il dr Curtis Doebbler, un celebre avvocato internazionale specialista in Diritti dell' Uomo, è stato nel team di difesa di Saddam sin dal primo momento. Gli ho parlato oggi per avere la sua opinione sulla decisione della corte d' appello. Ha detto:

Stiamo cercando di rendere manifesto che se avrà luogo l' esecuzione sarà un' esecuzione al di fuori della lege, arbitraria, in violazione della legge. C' è qualche cosa d' ironico nel fatto che la persona che sarà giustiziata ha mostrato di avere molta più integrità di coloro che lo mandano al patibolo, incluso il presidente degli stati Uniti per il quale  ci sono  più evidenze che abbia commesso crimini contro il popolo iracheno di quante ce ne siano per il presidente Saddam in questo processo in cui lui è portato di fronte ad una corte creata dagli Stati Uniti mentre non c'è ancora nessuna investigazione a carico del presidente degli Stati Uniti.
Come tutti voi avete visto il presidente Saddam ha mantenuto la sua dignità ed anche la sua pace interiore nella consapevolezza di  impersonificare la volontà del popolo iracheno di continuare a combattere contro questa occupazione, che gli iracheni ritengono, e la maggior parte della comunità internazionale ritiene, sia illegale, e contro le conseguenze dell' illegale invasione dell' Iraq.
E' un triste giorno, credo, per la giustizia internazionale e sfortunatamente un altro esempio di come gli Stati Uniti siano riluttanti a conformarsi  al diritto internazionale; a mostrare rispetto per il diritto internazionale. Ciò che mi fa male di più, come americano, è che noi siamo quelli che beneficiano di più dal rispetto della legge. Quando noi creiamo esempi come questo, noi essenzialmente diciamo alla gente che la legge non può essere adoperata per tentare di far sì che gli Stati Uniti rispettino i  diritti dei popoli. Essi devono usare altri metodi. Questo è il motivo che ci ha portato in molti dei problemi in cui oggi ci troviamo

Quasi tutti negli stati Uniti si trovano in uno stato d' animo da linciaggio. I soloni hanno la bava alla bocca mentre discutono sulla prossima esecuzione. C' è un atmosfera colletiva di pazzia oggi negli U.S.. Anche ex pacifisti inneggiano alla prossima esecuzione. Molti politici del partito Democratico hanno dichiarato di essere contenti della sentenza e che Saddam "merita questo". Nessuno ha mai argomentato sulla legalità o l' equità del suo processo.

Giornalisti di sinistra cercano di superarsi nel denigrare Saddam. Non solo parlano della sua "brutale dittatura", ma anche costruiscono nuove frottole di atrocità commesse sotto il suo regime.

Sfido tutti i giornalisti che invocano l' impiccaggione di Saddam Hussein a impegnare qualche ora nella ricerca della verità.

  • Il numero di morti usualmente attribuite al regime Ba'ath durante la campagna di Anfal è 182.000. Perchè non sono stati trovati corpi? Se fossero state uccise 182.000 persone ci sarebbero pile e pile di corpi, ma ancora non ne è comparso  uno
  • Se 148 persone sono state condannate a morte nel 1982 per aver attentato di assassinare il presidente iracheno, perchè almeno 24 sono ancora vive? E quelli che sono stati giustiziati hanno ricevuto un lungo ed equo processo che è durato circa tre anni. Essi combattevano dalla parte dell' Iran nel periodo in cui l' Iraq era impegnato in una lunga guerra con il suo vicino orientale. Negli Stati Uniti questo sarebbe considerato alto tradimento. Per Saddam Hussein (l' aver sottoposto queste persone a processo) è stato considerato assassinio di massa. George Bush stesso ha firmato più ordini d'esecuzione mentre era governatore del Texas, di quanti ne abbia controfirmati Saddam nel caso di Dujail.
  • Se militari iracheni hanno gasato 5000 curdi in Halabjah, perchè sono stati trovati solo 300 corpi? E perchè per ammazzare queste persone è stato usato il cianogeno, un gas che gli iracheni non possedevano mentre lo possedeva l' Iran? Perchè la CIA, l' US Army War College, Greenpeace, il principale analista CIA del 1988 (Stephen Pellitiere), l' anziano Jude Waniski  (giornalista e prestigioso commentatore di notizie economiche, morto nel 2005, benchè sempre vicino al partito repubblicano si oppose tenacemente all' invasione dell' Iraq, NdT), lo Historical Report del Corpo dei Marine, e vari altri individui ed organizzazioni hanno accusato l’Iran di aver gasato i Curdi?
  • Perché non un solo iracheno si è fatto avanti e ha dichiarato di aver preso parte alla campagna di gasamento? Oggi, con i Ba’athisti fuori dal potere, non si può usare la scusa che non si farebbero avanti a causa delle minacce di morte dall’amministrazione Ba’ath. Sono state offerte enormi somme di denaro a chiunque dichiarasse di sapere o di essere stato parte della campagna: un pilota, o uno specialista di riserva, o un osservatore, chiunque. Non una sola persona è emersa per chiedere la ricompensa.
  • Nel novembre 2003 gli Stati Uniti dichiararono che erano stati trovati 400.000 corpi in fosse comuni nell’Iraq del sud. Il giugno seguente, Tony Blair ammise alla stampa che erano stati trovati solo 5.000 corpi. Aveva “parlato in modo inappropriato” quando usò la stima originale di 400.000. Successive indagini dimostrarono che molti dei 5.000 erano stati uccisi dalle bombe statunitensi durante Desert Storm. Perché nessuno ha preso la palla al volo ed insistito su questa storia?

Ho estesamente discusso sulle anomalie  sopra riportate. Sfortunatamente, pochi altri lo hanno fatto. Per me, indagare e smentire miti accettati sono le caratteristiche di un serio giornalista.

No, oggi udiamo ancora di tutte le azioni bestiali attribuite a Saddam Hussein dalle bocche di persone che dovrebbero saperne di più.  Molte persone hanno dichiarato che George Bush ha mentito su quasi tutto quello che aveva a che fare con l’Iraq: armi di distruzione di massa, il collegamento Bin-Laden/Saddam; il coinvolgimento iracheno nell’11 settembre; i fittizi filmati sulle armi biologiche; la detenzione di un prigioniero di guerra statunitense fin dal 1991; etc. Eppure queste stesse persone trasmettono i miti sulle azioni barbare di Saddam Hussein. Lancio nuovamente una sfida alla stampa di sinistra: vi prego di spiegare perché, se Bush ha mentito su tutto, adesso sta dicendo la verità sulla brutalità di Saddam Hussein? Questa è una domanda difficile per gli esperti. Per chiunque abbia un briciolo di intelligenza e logica, è facile: il Presidente Bush ha mentito anche su Saddam.

Ecco alcune domande che oggi non sentiamo, ma dovrebbero essere cruciali per discutere dell’Iraq:

  • Perché non sentiamo che l’Iraq fu dichiarato “libero dall’analfabetismo” dalle Nazioni Unite nel 1982, quando nel 1973 il tasso di analfabetismo era oltre il 40 %?
  • Perché non sentiamo della proclamazione delle Nazioni Unite nel 1984 che il sistema educativo dell’Iraq era il migliore che il mondo avesse mai visto in un paese in via di sviluppo?
  • Perché non sentiamo che il New York Times chiamava l’Iraq “la Parigi del Medio Oriente” nel 1987?
  • Perché non sentiamo di Saddam Hussein che visitava le case nel sud dell’Iraq negli anni ‘70 solo per assicurarsi che ognuno avesse un frigorifero ed elettricità?
  • Perché non sentiamo dei molti milioni di Arabi stranieri che vennero in Iraq per trarre vantaggio dal programma terriero che i Ba’athisti avevano istituito, per cui ad ogni persona sarebbe stata data delle terra per coltivarla?
  • Perché non sentiamo dei dottori e degli insegnanti iracheni che erano mandati nei paesi arabi per assisterli nello sviluppare i loro programmi?
  • Perché non sentiamo i ringraziamenti degli altri paesi arabi nei confronti dell’Iraq, per aver perso così tanti soldati nella guerra Iran-Iraq, tutto per la difesa di quei paesi che erano spaventati dalla prospettiva che l’Iran esportasse il suo fondamentalismo religioso alle loro terre?
  • Perché non sentiamo dei molti approcci fatti a Saddam negli anni ‘90 da fonti statunitensi affinché riconoscessee Israele e permettesse basi militari statunitensi in Iraq, in cambio della rimozione dell’embargo?
  • Perché non sentiamo che ogni Statunitense nella squadra di ispezione delle Nazioni Unite dal 1991 al 1998 era una spia, e non un ispettore?

La lista potrebbe andare avanti ancora e ancora. Nel mio prossimo libro, The Mother of All Battles: The Endless U.S.-Iraq War, scendo in dettaglio su queste ed altre questioni ignorate dai media creduli, miopi e basati su cliché.

L’attuale scenario semplicemente non ha senso. Le persone che hanno mentito spudoratamente (Bush, Cheney, Rice, Bremer, Powell, Rumsfeld, etc) e rubato decine di miliardi di dollari che appartenevano all’Iraq stanno orgogliosamente parlando di creare un Nuovo Medio Oriente o di condurre tour per autografare le loro memorie. I risultati delle loro bugie hanno condotto all’uccisione di centinaia di migliaia di Iracheni: un costo di circa mille miliardi di dollari per i cittadini degli Stati Uniti; e la distruzione della cultura e delle infrastrutture di un paese. Persino la storia dell’Iraq è stata riscritta dalla gente a Washington D.C.

D’altro canto, il tipo coi baffi che disse la verità su tutte le menzogne e acconsentì alla richiesta di ispezioni da parte delle Nazioni Unite, oltre ad aver fornito un rapporto di 12.000 pagine che documentava in dettaglio ogni aspetto dei passati programmi per armi di distruzioni di massa dell’Iraq, siede in cella aspettando l’esecuzione. C’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato quando le cose possono andare così fuori controllo.

Oggi, Saddam Hussein è l’uomo più libero dell’Iraq, nonostante sia dietro le sbarre. La sua mente è limpida e la sua integrità incredibile. Attende la morte con dignità. Non una sola volta ha ceduto sotto tortura o pressione. Anche quando gli fu offerta dagli Usa una tessera per “uscire gratis di prigione” se avesse fermato la resistenza, Saddam rifiutò di capitolare.

Altri leader, come Ghadaffi e Noriega, si sono arresi  alla pressione statunitense. Ghadaffi, ex rivoluzionario, oggi è niente più che il capo ispettore del trasferimento del petrolio nazionale ai giganti capitalisti. Non ha più una grande visione della società. Potrà non essere in prigione, ma è uno schiavo.

Noriega iniziò ben presto a cantare quando gli Stati uniti gli fecero pressione. Ammise di aver trafficato droga, nonostante fosse già allora un partner degli Usa. E fece una gran cosa dell’aver trovato Gesù dopo essere stato incarcerato. E’ uno schiavo dietro le sbarre.

Saddam Hussein non è uno schiavo, sebbene la sua incarcerazione lo tenga imprigionato. Non gli è consentito vedere la sua famiglia, mentre i suoi figli e nipoti sono uccisi con centinaia di proiettili. Gli Stati Uniti sono orgogliosi dei “valori familiari”, ma non per individui stranieri. Una famiglia statunitense è sacra, ma una famiglia irachena è solo carne da cannone.

Il 17 gennaio 1991 Saddam Hussein proclamò al mondo che “E’ iniziata la madre di tutte le battaglie”. Nonostante due presidenti statunitensi dichiarassero vittoria sull’Iraq con una parata a New York e la celebrazione su una portaerei Usa, la madre di tutte le battaglie ruggisce ora più ferocemente che mai.

Tra circa tre settimane, sarà il 16° anniversario dell’inizio dei bombardamenti sull’Iraq. Nonostante i proclami e i dinieghi statunitensi, la battaglia infuria ancora. Il bombardamento non si fermò con la firma di un cessate-il-fuoco il 2 marzo 1991. Continuò fino al marzo 2003 dalle illegali “no-fly” zone create dagli Stati Uniti. Presto, Saddam Hussein sarà impiccato. Morirà, ma il suo retaggio non solo gli sopravviverà… ne risulterà accresciuto. La madre di tutte le battaglia è lontana dalla fine.