Questo sito è nato nell' estate del 2007 nel pieno della seconda presidenza Bush e nel momento in cui, in Iraq, la resistenza armata contro le truppe americane e contro il governo di al-Maliki aveva raggiunto, sia per gli occupanti che per la popolazione civile irachena, un costo in termini di vite umane non più tollerabile .
Fu il momento in cui, agli occhi dell' opinione pubblica mondiale, apparve definitivamente sancito il fallimento del presidente americano, della sua visione del mondo e, contemporaneamente, si avvertirono le prime perplessità e scetticismi verso il ruolo che gli Stati Uniti si erano attribuiti nei confronti delle altre nazioni, società e culture.
Questo è ciò che scrivemmo come presentazione del sito:
NON SOLO BUSH
gilgamesh58 - 1 luglio 2007
Il presidente bush è ormai una figura
pressoché indifendibile agli occhi dell' opinione pubblica
mondiale, e questo nonostante la buona stampa di cui sempre ha goduto
in patria ed all' estero e gli sforzi delle note lobby di cui bush
è esponente e portavoce incaricato.
E' noto come agli inizi di questo anno 2007 la società EOS
Gallup Europe, per incarico di Eurobarometro, abbia realizzato un
sondaggio nel quale, ad un vasto
campione di cittadini di tutti gli stati europei è
stato
richiesto, tra l' altro, di indicare quali fossero,
a loro giudizio, i paesi più
pericolosi per la pace nel mondo. Agli intervistati è stata
sottoposta una lista di quindici paesi, ogni volta presentata in ordine
diverso e casuale, per
evitare effetti legati all'ordine di presentazione, e ogni intervistato
poteva indicare come pericoloso per la pace nel mondo uno o
più paesi: i risultati sono stati questi: Israele
al primo posto come pericolosità seguito a pari merito
da Stati Uniti, Iran e Corea del Nord (il periodo era quello
delle polemiche circa la bomba atomica nord-coreana).
Il materiale relativo al sondaggio è disponibile all'
indirizzo:
http://europa.eu.int/comm/public_opinion/flash/fl151_iraq_full_report.pdf
Non potendo difendere umanamente e politicamente bush, la stampa ed i mass media nostrani spesso ricorrono ad un ' espediente: il presidente USA e la sua cricca sono dipinti come un'anomalia, un virus che si è innestato in un corpo sano e che vi ha indotto alterazioni e aberrazioni. L' ottimistica e ovvia previsione è che il tessuto sano di quella nazione prima o poi sarà capace di debellare il male e di espellerlo: la recente vittoria del partito democratico al Congresso è interpretata come l' inizio della fine per Bush e l' inizio del ritorno alla normalità.
Ebbene non sono di questo avviso. Le elite statunitensi, anche quelle appartenenti al partito democratico, non si sono dimostrate in grado di effettuare un reale cambiamento di politica od anche di riconoscere esplicitamente e nettamente la colossale serie di errori, false interpretazioni, azioni devianti e manipolative che hanno portato gli Stati Uniti a perpretare aggressioni illegali contro stati sovrani (ricordiamocelo sono parole di Kofi Annan) ed a pervenire ad una così bassa considerazione morale nel giudizio delle genti del mondo.
Nelle elezioni di medio termine, tramite il voto, la maggioranza del popolo americano aveva dato mandato al partito democratico di smantellare la politica di bush e, verosimilmente, di mettere fine alla sua carriera politica. Il risultato è che la guerra continua indipendentemente dalle bugie, e dalle ragioni incoffessabili che l' hanno fatta iniziare. Dunque questa non può essere più chiamata la guerra e la politica di bush, ma è da considerare la guerra anche degli esponenti del partito democratico, di Hillary Clinton (che continua a criticare le modalità ma non gli obiettivi della guerra in Iraq), delle lobbies americane, dell' AIPAC.
Gli stati uniti ci hanno abituato a soprusi e violenze. La loro storia offre il ripetersi di comportamenti ed episodi sempre immancabilmente tragici e simili che devono imporre una riflessione su come questo popolo o i suoi governi si pongano nei confronti del resto del mondo:
la demonizzazione dell' avversario...
la montatura di pretesti per
scatenare una guerra...
la presuntuosa arroganza nel considerarsi portatori di una
missione civilizzatrice da imporre con le buone o con le cattive al
mondo...
la doppiezza di chi, mentre
incolpa gli
altri di comportamenti, violenze e nefandezze di ogni
genere, nascostamente commette azioni simili se non
peggiori...
l' ipocrisia, di chi pur commettendo crimini, è sempre
pronto a trovare ragioni per
autoassolversi...
Scrive Stefano Vaj nel suo articolo "La difesa delle differenze culturali":
L'imperialismo culturale non ha invece «nemici», avversari cui si riconosce il diritto di essere tali e verso cui si può anche nutrire stima e rispetto, ma conosce soltanto, a seconda della sua più specifica caratterizzazione ideologica, «infedeli», «primitivi», «arretrati», «barbari», da convertire, far progredire, rieducare, salvare dal loro stato, - in una parola: da fagocitare e annientare, da cancellare in quanto diversi. Quando ci si pone in quest'ottica, nell'ottica del dovere di uccidere l'Altro per salvarlo da se stesso, si acquista tra l'altro una spaventosa buona coscienza: poichè si è dalla parte del giusto, non esistono limiti, nè regole del gioco, ogni rispetto della personalità altrui diventa anzi una colpevole negligenza, un disinteresse immorale nei confronti del proprio prossimo che non può e non deve essere abbandonato a se stesso, fuori dalla «Verità», dalla «Civiltà», dal «Progresso», dai «suoi Diritti».
Dunque non il comportamento di un singolo paranoico e megalomane o di una ristretta elite, ma, come la storia ci ha insegnato e come questo sito mostrerà nelle pagine seguenti, il ricorrente modo di porsi degli stati uniti nei confronti del resto del mondo
Questa è la ragione per cui questo sito
si
intitola
NON SOLO BUSH
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